Picone Pietro redentorista

Chierico Pietro Picone (1733-1754) – Italia.

Dopo appena 16 mesi di professione religiosa, volò al cielo il chierico redentorista Pietro Picone dalla collina di Materdomini. Era il 9 novembre 1754, anniversario (XXII) della fondazione dei Missionari redentoristi. S. Alfonso aveva inviato al giovane morente mille benedizioni; S. Gerardo, tornato da Napoli, vegliò al capezzale nei giorni supremi, raccogliendone l’ultimo respiro.

Di lui scrive il p. Giuseppe Landi: « Il Fratello don Pietro Picone ebbe l’origine dalla terra di Manocalzati, e nacque il 21 maggio 1733, da genitori, in quel paese, potenti e ricchi, ma molto pii e devoti; educarono perciò questo giovane col santo timore di Dio, e l’applicarono subito allo studio, dove fece un gran profitto: ma più approfittò nella scuola di Gesù Cristo; si vedeva assistere alle chiese e a tutte le funzioni spirituali; si confessava e si comunicava spesso.

Ma il buon seme non può stare per lungo tempo sotto il moggio; avanzandosi di età, avanzava nella cognizione e amore di Dio, incominciando a sentire dispiacere del mondo. Conosciuta la nostra Congregazione per le missioni che si facevano in diocesi, e, visto il gran bene che facevano i Padri, si rivolse ripetutamente ai nostri superiori per essere ammesso e, il 21 giugno 1752, entrò nel noviziato di Ciorani.
Cominciò con gran fervore a praticare la strettezza del vivere nostro; fu esattissimo nella modestia e nella mortificazione; pareva un angelo in carne; fu ammesso alla solita oblazione dei voti il 21 giugno 1753 per mano del p. Paolo Cafaro, rettore di Caposele, che colà si trovava.

Si applicò immediatamente allo studio, non trascurando l’esercizio della orazione e penitenza, per cui si venne ad indebolire lo stomaco, non potendo affatto ritenere il cibo; appena mangiava, ributtava immediatamente ogni cosa. I medici gli diedero tutti i medicamenti e confortativi possibili, ma non si trovò rimedio al suo male.
Un suo fratello, a nome Giovanni, sperando gli giovasse l’aria nativa, venne a pigliarselo con la lettiga; ma tutto fu vano, perché, avendolo saputo, Pietro se ne fuggì per Caposele, e non volle andarvi.

Conoscendo egli dunque che al suo male non vi era più rimedio, si uniformò totalmente al divino volere, dicendo che moriva contento, perché moriva colle vesti del ss. Redentore e nella medesima Congregazione.
Con la speranza e fiducia che il Signore gli avrebbe dato il premio nell’altro mondo, se ne andò al cielo nella età sua di circa 22 anni, di Congregazione circa due e mezzo, il 9 novembre del 1754, nella casa di Caposele.

Fu ammirata la illibatezza dei costumi del giovane e la uniformità alla volontà di Dio col morire allegro e contento in età immatura. Ma bisogna dire, secondo lo Spirito Santo, che morì da vecchio, perché seppe praticare in grado eroico tutte le virtù, che sogliono esercitarsi da uomini più veterani nel servizio di Dio ».

P. Giuseppe Landi
Istoria della congregazione, lib . I, e, LIV
S. GERARDO, anno LXVII, giugno 1967, pag. 87.

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Profilo tratto da
Nella luce di Dio, Redentoristi di ieri.
del P. Francesco Minervino, Pompei 1985

Padre Giuseppe Landi, attento memorialista dei primi tempi dell'Istituto Redentorista, ha tracciato le note biografiche del chierico Pietro Picone.
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