Pilarczyk Waclaw redentorista

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P. Wacław Pilarczyk, C.Ss.R. 1909-1996 – Polonia

P. Wacław Pilarczyk, C.Ss.R. 1909-1996.

Il redentorista P. Wacław Pilarczyk, C.Ss.R. 1909-1996 – Polonia, Provincia di Varsavia, poi Vice Provincia di Resistencia in Argentina, in una foto del 1973. Fu prigioniero per 2 anni nel campo di sterminio di Dachau e liberato dagli americani nel 1945.
Il redentorista P. Wacław Pilarczyk, C.Ss.R. 1909-1996 – Polonia, Provincia di Varsavia, poi Vice Provincia di Resistencia in Argentina, in una foto del 1973. Fu prigioniero per 2 anni nel campo di sterminio di Dachau e liberato dagli americani nel 1945.

Dati Ufficiali

  • Cognome = Pilarczyk
  • Nome = Wacław (Wenceslao)
  • Nazionalità = Polonia – (Provincia di Varsavia, poi Vice Provincia di Resistencia)
  • Nato = 12-Set-1909
  • Morto = 12-Nov-1996
  • Professione = 02-Ago-1929
  • Sacerdote = 12-Ago-1934

P. Wenceslao Ignazio Pilarczyk
Prigioniero in Dachau

Il nostro confratello P. Wenceslao Ignazio Pilarczyk è nato in Polonia il 12 settembre 1909. Entrò nel nostro seminario nel 1923, fece la sua professione il 2 agosto 1934 e fu ordinato sacerdote nel santuario della Madonna di Tuchòw.
Durante la seconda guerra mondiale fu fatto prigioniero e portato nel campo di concentramento di Dachau.
Dopo la liberazione ha lavorato come cappellano dei rifugiati in Germania. Nel 1950 viene inviato in Argentina e incomincia il suo apostolato missionario  prima in Charata e poi in Villa Angela, Resistencia.
Dal 1968 al 1975 è stato Vice Provinciale di Resistencia. Durante il suo governo la Vice-Provincia aprì nuovi campi di lavoro in Argentina e anche nello stato di Bahia, Brasile.
Oggi con i suoi 62 anni di sacerdozio il P. Wenceslao, con il suo eterno sorriso di felicità stampato sul volto, continua la predicazione della Parola di Dio con le sue sofferenze.

Racconta il P. Wenceslao:

«Avevo 9 anni quando terminò la prima guerra mondiale. A questa guerra partecipò mio fratello maggiore. Mio padre non vi partecipò perché era paralitico. E morì un anno dopo, quando aveva appena 51 anni. La vita era dura e difficile per mia madre e per la mia famiglia.
In quel tempo c’era un orfanotrofio che si occupava degli orfani e semiorfani, in una vasta tenuta di una nobile signora, che era vedova e dirigeva da sola quest’opera.
In questo orfanotrofio rimasi 4 anni. Di questo periodo conservo bei ricordi. Eravamo 33 maschi da uno a 14 anni e 32 bambine: qui feci le scuole elementari. Sono stato ordinato sacerdote a Tuchow, Polonia, il 12 agosto 1934, ed ho lavorato nella mia patria fino a quando la Germania invase la Polonia, il primo settembre 1939.
L’esercito invasore giunse al santuario il 7 settembre, però mi fecero prigioniero solo nel 1943, il 15 gennaio, e mi  inviarono in un campo di sterminio, chiamato Dachau, nei pressi di Monaco.
Oltre ad essere trattati pessimamente, il problema gravissimo era la sovrappopolazione. In una baracca con capacità per 90 o 100 persone, dovevamo vivere 400 persone. A volte abbiamo ricevuto castighi corporali con pugni, calci e spinte da parte dei soldati della Gestapo.
Però trattavano peggio gli ebrei, condannati sicuramente alla morte. La maggior parte morivano per la fame e venivano cremati in due forni che funzionavano nelle vicinanze. Giunse un momento in cui i due forni non riuscivano più a smaltire i corpi delle persone morte, giacché morivano più di 200 prigionieri al giorno, ed allora obbligarono noi sacerdoti a costruire un altro forno di maggiore dimensione per completare il lavoro degli altri due forni.
Si realizzavano esperimenti sulla resistenza del corpo umano alle temperature limite. Osservavano quanto tempo un uomo potesse sopportare il freddo o il caldo.
Questi esperimenti erano molto celebri e temuti, soprattutto quando erano realizzati nelle paludi.
Un altro fatto eccezionale della  mia vita è stato la liberazione, che avvenne la Domenica 29 aprile del 1945 alle 17.31. Ci fu una grande manifestazione ed espressione di allegria da parte delle 15.000 persone che applaudirono e gridavano al primo americano dell’esercito del generale Patton che apparve sul luogo. Ed era il cappellano delle forze alleate. La maggioranza dei prigionieri, tra le 10 e le 15 mila persone, erano tutti indeboliti e ammalati di peste bubbonica».

Il P. Wenceslao  giunse in Argentina il 6 agosto 1950 e il giorno 11 dello stesso mese giunse a Charata, che egli considera come terra adottiva.
In varie circostanze abbandonò Charata, ma vi ritornò sempre. E lì, dove si trova dall’ottobre del 1978, vive come «pensionato, emarginato, inutile», come lui dice, ridendo allegramente e felicemente, cercando di dimenticare gli orrori della guerra.

(tratto da C.Ss.R. Communicationes – Nº 124 – Luglio 1996).

Pilarczyk Wenceslao Ignacio
Il P. Wenceslao Pilarczyk giunse in Argentina il 6 agosto 1950 . Qui è morto il 12 novembre 1996. – Queste sue notizie biografiche sono state raccolte dal P. Geraldo Rodrigues alcuni mesi prima della morte.

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