Pregare sempre 133

7 Sett. di Pasqua – Lunedì – Aspettando lo Spirito – Dolce Ospite dell’anima
O Spirito Santo che abiti in noi, trasformaci in tempio della tua gloria (MR)

• O Santo Spirito Paraclito, perfeziona in noi l’opera iniziata da Gesù: rendi forte e continua la preghiera che facciamo in nome del mondo intero: accelera per ciascuno di noi i tempi di una profonda vita interiore: da’ slancio al nostro apostolato, che vuol raggiungere tutti gli uomini e tutti i popoli, tutti redenti dal sangue di Cristo e tutti sua eredità.
Mortifica in noi la naturale presunzione, e sollevaci nelle regioni della santa umiltà, del vero timor di Dio, del generoso coraggio. Che nessun legame terreno ci impedisca di far onore alla nostra vocazione: nessun interesse, per ignavia nostra, mortifichi le esigenze della giustizia: nessun calcolo riduca gli spazi immensi della carità dentro le angustie dei piccoli egoismi.
Tutto sia grande in noi: la ricerca e il culto della verità, la prontezza al sacrificio sino alla croce e alla morte; e tutto, infine, corrisponda all’estrema preghiera del Figlio al Padre celeste; e a quella effusione che di te, o Santo Spirito di amore, il Padre e il Figlio vollero sulla Chiesa e sulle sue istituzioni, sulle singole anime e sui popoli.
(Giovanni XXIII, Breviario p 349).

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• O Spirito potente, manda la rugiada della tua soavità, concedi alla mia anima e al mio spirito che domina i sensi di godere la pienezza delle grazie della tua grande misericordia. Ara il campo intelligente del mio cuore di carne, indurito, perché possa accogliere e far fruttificare il tuo seme spirituale.
Confessiamo che solo per la tua somma sapienza tutti i doni fioriscono e crescono in noi. Sei tu che consacri gli Apostoli, ispiri i profeti, istruisci i dottori, fai parlare i muti e apri le orecchie dei sordi…
Stendi, vicinissima, la tua destra su di me e fortificami con la grazia della tua compassione; dissipa dal mio spirito la fosca nebbia dell’oblio e disperdi con essa le tenebre del peccato, perché possa elevarmi, con l’acume dell’intelletto, dalla vita terrena alle altezze.
(S. Gregorio di Narek, Le livre de prières p 210‑1)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Amabil Signore, deh prenda il possesso di tutto me stesso il santo tuo Amore: Ei regni e governi in questo mio core, che un tempo infelice ribelle a Te fu (S. Alfonso).