Pregare sempre 189_14

PreghieraContinua07

14a Sett. TO. – Martedì – Dio non muta
Signore, è saldo il tuo trono da sempre, tu sei dall’eternità (Salmo 93, 2).

• I tuoi anni, Signore, durano di generazione in generazione. All’inizio tu fondasti la terra; opera delle tue mani sono i cieli. Essi periranno ma tu resterai; tutti quanti si logoreranno come un vestito, come una veste li muterai e saranno mutati. Tu sei sempre lo stesso: i tuoi anni non verranno meno.
(Salmo 102, 25‑28).

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• Signore, tu sei sempre il medesimo e i tuoi anni non finiranno mai. I tuoi anni non vanno né vengono, invece questi, i nostri, vanno e vengono, affinché tutti possano venire.
I tuoi anni sono tutti insieme perché sono stabili; non se ne vanno, eliminati dai venienti, perché non passano. Invece questi, i nostri, saranno tutti quando tutti non saranno più. I tuoi anni sono un giorno solo, e il tuo giorno non è ogni giorno, ma oggi, perché il tuo oggi non cede al domani, come non successe allo ieri. Il tuo oggi è l’eternità.
Ora i miei anni trascorrono fra gemiti, mentre tu, Signore, conforto mio, Padre mio, sei eterno. Io sono diviso e sperso fra i diversi tempi di cui non conosco il modo di essere, e i miei pensieri ‑ queste intime viscere della mia anima ‑ sono dilaniati da un variare tumultuoso fino al giorno in cui, purificato e liquefatto dal fuoco del tuo amore, confluirò in te.
Signore Dio mio, quale abisso il tuo profondo segreto e come me ne hanno gettato lontano le conseguenze dei miei peccati! Guarisci i miei occhi e parteciperò alla gioia della tua luce…
Tu sei immutabilmente eterno… Come conoscesti in principio il cielo e la terra senza che nel tuo conoscere accadesse variazione alcuna, così creasti in principio il cielo e la terra senza che nel tuo agire fosse distinzione. Chi lo comprende ti esalti e chi non lo comprende ti esalti ugualmente.
O quanto sei in alto! eppure gli umili di cuore costituiscono la tua casa. Tu infatti risolleví gli abbattuti e non c«dono quanti hanno in te la loro elevatezza.
(S. Agostino, Confessioni XI, 13, 16; 29, 39; 31, 41).

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Dalla tempesta fuggi ed entra in questo luogo di vera pace: quivi la voce mia presto udirai, che ti chiama ad amar Me, tuo Signore (S. Alfonso).