Pregare sempre 219_14

PreghieraContinua08

18ª settim. TO. – Giovedì – Chi è il mio prossimo?
Signore, che io cresca e abbondi in carità verso tutti (1 Ts 3, 12).

• Amare il prossimo con amore di carità è amare te, Dio mio, nell’uomo e l’uomo in te; è amare te solo per amore di te stesso e anche la creatura per amor tuo…
Ah, buon Dio! Nel vedere un nostro prossimo creato a immagine e somiglianza tua, non dovremmo dire l’un l’altro: guarda questa creatura come somiglia al Creatore? Non dovremmo abbracciarla… e piangere di amore su di lui? Non dovremmo darle tante e tante benedizioni? E perché mai? Per amore di lei? No certo, perché non sappiamo se sia in sé degna di amore o di odio. E perché dunque? Per amor tuo, o Signore, che l’hai formata a tua immagine e somiglianza e quindi l’hai resa capace di partecipare della tua bontà nella grazia e nella gloria…
Perciò, o Amore divino, non solo comandi più volte l’amore del prossimo, ma lo produci anche e l’infondi tu stesso nel nostro cuore…; perciò come l’uomo è immagine tua, così l’amore santo dell’uomo per l’uomo è vera immagine dell’amore celeste dell’uomo per te.
(S. Francesco di Sales, Il Teotimo X, 10, v 2, p 339‑41)

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• O Signore, fa’ che siamo misericordiosi, che pieghiamo il cuore verso tutte le miserie, quelle del corpo e ancor più quelle dell’anima…
Tu ci dai da amare il tuo corpo intero, o Gesù; tutte le tue membra meritano da parte nostra uguale amore, perché tutte sono tue. Ma le une sono sane, le altre malate: se tutte devono essere ugualmente amate, , le membra malate richiedono tutte quante le nostre cure, mille volte più delle altre. Prima di ungere le altre coi profumi, insegnaci a curare quelle che sono ferite, malconce, ammalate, cioè tutti coloro che sono bisognosi nel corpo e nell’anima, soprattutto questi ultimi, e soprattutto i peccatori… Dacci di credere che possiamo fare del bene a tutti gli uomini senza eccezione con le nostre preghiere, le nostre penitenze, la nostra santificazione personale.
C. De Foucauld, Meditazioni sul Vangelo, Op. sp. p 186‑7

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Bisogna usare la carità cogl’infermi che hanno maggior necessità di essere sollevati. Andiamo almeno a servirli, ed a consolarli, ancorché essi non ce ne ringraziassero: il Signore ce lo rimunererà.(S. Alfonso).