Pregare sempre 249_14

09Settembre14

22ª settim. TO.  – Sabato – Pazienti a tutta prova
Dirigi, Signore, il mio cuore nella tua carità e nella ferma attesa di Cristo (2 Ts 3, 5).

• La pazienza è una virtù tanto piacevole e necessaria alla nostra salute, che senza di essa non possiamo piacere a te, o Dio, né ricevere il frutto delle nostre fatiche, le quali tu permetti per la nostra salute…
Questa virtù… dimostra che l’anima col lume della santissima fede ha veduto e conosciuto che tu non vuoi altro che il suo bene, e ciò che tu dai e permetti a noi in questa vita, dai per nostra santificazione…
O anima mia, e vuoi tu dolerti del tuo bene? Non te ne puoi né devi dolere, ma devi sopportare realmente per gloria e lode del nome di Dio.

La pazienza germina una dolcezza nel mezzo del cuore; ella è forte e caccia da sé ogni impazienza e ogni tribolazione; è lunga e perseverante e per nessuna fatica volge il capo indietro a mirare l’arato, ma sempre va innanzi seguitando te, umile Agnello; ché tanta fu la tua pazienza e mansuetudine che il grido tuo non fu udito per nessuna mormorazione.
Ella si conforma con te Crocifisso perché si veste della dottrina tua; si satolla di obbrobri. Ella signoreggia l’ira, conculcandola con la mansuetudine. Non si stanca per nessuna fatica, perché è unita con la carità… Dà largamente; non c’è nessuna cosa che abbia tanto cara che ella non dia, privandone sé con buona pazienza, come ebbra del sangue tuo, o Cristo crocifisso. Perde se medesima, e quanto più si perde, più si trova unita e confermata nella tua dolce volontà.
(S. Caterina da Siena, Epistolario 355, v 5, p 265‑6)

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• O Cristo Crocifisso, tu mi basti, con te voglio soffrire e riposare…
Fa’ che, crocifisso interiormente ed esteriormente con te, viva in questo mondo con grande soddisfazione dell’anima mia, possedendola nella pazienza.
Insegnami ad amare molto i patimenti e a considerarli ben poca cosa per entrare nelle tue grazie, o Signore, che non hai esitato a morire per me.
(S. Giovanni della Croce, Parole di luce e di amore 2,13.8.15)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Se siete infermo soffrite tutto senza lamenti. In tutte le cose poi avverse dite con Giobbe: “Così è piaciuto al Signore, così sia fatto: sia benedetto il nome del Signore”. State ancora attento a sopportare i disprezzi senza risentirvi: in ciò si conosce se una persona è umile, quando riceve i disprezzi con pazienza (S.Alfonso).