Pregare sempre 345

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2ª settim. Avvento A – Mercoledì – Venite a me!
Come un padre ha compassione dei figli, così tu, Signore, hai compassione di quanti ti amano e ti cercano (Sal 103, 13).

• Mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi interamente per stabilirmi in te, immobile e quieta come se la mia anima fosse già nell’eternità; che nulla possa turbare la mia pace o farmi uscire da te, mio immutabile Bene, ma che ogni istante mi porti più addentro nella profondità del tuo mistero.
Pacifica la mia anima, fanne il tuo cielo, la tua dimora preferita e il luogo del tuo riposo; che io non ti lasci mai solo, ma sia là tutta quanta, tutta desta nella mia fede, tutta in adorazione, tutta abbandonata alla tua azione creatrice.
(Elisabetta della Trinità, Elevazione, Scritti p 605)

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• O Signore, se procurassimo di ricordarci spesso di te, Ospite divino che abiti in noi, sarebbe impossibile abbandonarci con tanta passione alle cose del mondo, perché paragonate a quelle che portiamo in noi, apparirebbero in tutta la loro spregevolezza…
Eppure per me non sempre è stato così. Sapevo benissimo di avere un’anima, ma non ne capivo il valore, né chi l’abitava, perché le vanità della vita mi avevano ben dati gli occhi per non lasciarmi vedere. Se avessi inteso, come ora, che nel piccolo albergo dell’anima mia abiti tu, Signore mio e Re così grande, mi sembra che non ti avrei lasciato tanto solo, ma che di quando in quando ti avrei tenuto compagnia e sarei stata più diligente per conservarmi senza macchia. Nulla di più meraviglioso che vedere te, mio Dio, che puoi riempire della tua grandezza mille e più mondi, rinchiuderti in una cosa tanto piccola! …
Tu sei il Signore del mondo, libero di fare quel che vuoi, e perciò nell’amore che ci porti ti accomodi in tutto alla nostra misura… E volendo puoi ingrandire a tuo piacere il palazzo dell’anima. L’importante per noi è fartene un dono assoluto, sgombrandolo da ogni cosa, perché tu possa aggiungere o togliere come vuoi, come in una tua proprietà.
(S. Teresa di Gesù, Cammino 28, 10‑12)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

E come posso più diffidare della tua misericordia, o mio Signore, guardando le tue piaghe? – Andiamo, o peccatori, e ricorriamo a Gesù che sta su quella croce come in trono di misericordia. Egli ha placata la divina giustizia da noi sdegnata. Se noi abbiamo offeso Dio, egli per noi ha fatta la penitenza: basta che noi ne abbiamo pentimento (S. Alfonso).