Preghiere 290

16 ottobre = Membra gli uni degli altri
Signore, che io possa giovare al bene di molti, perché giungano alla salvezza (1 Cor 10, 33 ).

• Dio mio, provo una pena grandissima per la perdita di tante anime, specialmente di quelle che per il battesimo erano già membri della Chiesa e desidero grandemente di lavorare per la loro salute, sino a sentirmi pronta a sopportare mille morti pur di liberarne una sola dai terribili supplizi dell’inferno…
Come si può reggere nel vedere un’anima condannata per l’eternità al maggiore dei supplizi? Nessun cuore può sopportarlo senza sentirsene straziato.
Se siamo presi da compassione per i dolori di questo mondo, che dopo tutto hanno fine, se non altro con la morte, perché mostrarci indifferenti innanzi a tormenti che saranno eterni? (Vita 32, 6).
Mio Dio, se bramo la morte è solo in quei brevi istanti in cui sospiro di vederti… Ma l’anima mia torna a bramare di vivere, se così ti piace, per poterti servire un po’ di più… Se potessi contribuire in qualche modo a farti amare e lodare da un’anima, anche solo per poco tempo, mi sembrerebbe assai più importante che di essere già nella gloria (Relazioni spirituali 6, 7).
(S. Teresa di Gesù)

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• Signore, tu lo sai perché grido con quasi ardita fiducia a te; perché tu sei Colui che, ispirandomi compassione e amore, mi costringi ad alzare fino al trono tuo le mie voci…
Vedo le anime perdute di innumerevoli peccatori, e nel vederle mi si ‘spezza, o piuttosto,… mi si dilata il cuore, e così, vinta dalla compassione, non posso fare a meno di piangere la miseria loro, quasi come mi trovassi simile ad esse, imbrattata dal fango delle colpe loro…
Signore, tu nel corso del vivere tuo mortale, portasti il peso di due croci, portando sopra il dorso tuo la soma gravosa dei peccati nostri; così, affinché io divenissi perfettamente a te conforme, tu mi caricasti di due croci: una mi abbatte con le infermità e altre angustie il corpo, l’altra mi trafigge l’anima addolorata della perdizione e cecità di tanti miserabili ostinati peccatori…
Offro a te la mia vita, Signore, ora e per sempre, quando piacerà a te; e la metto per la tua gloria, pregando ancora umilmente, per la virtù della tua passione, che tu mondi e purifichi da ogni difetto… la [Chiesa] tua sposa… e non tardi più.
(S. Caterina da Siena, Preghiere ed Elevazioni p 7‑8 . 48)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

In Gesù Cristo fu la pienezza della grazia come nel capo, da cui poi s'influiscono alle sue membra, che siamo noi, tutti gli spiriti vitali, cioè gli aiuti divini per conseguire l'eterna salute... E le queste grazie implora la Chiesa per ipsum, cioè per li meriti di Gesù Cristo; cum ipso, cioè unendoci al nostro Salvatore per la sua grazia; in ipso, cioè uniti al suo corpo come sue membra, poiché Dio non accetta per suo, se non chi sta unito con Gesù Cristo (S. Alfonso).