Redentoristi Mondo Italia 2013

Redentoristi d’Italia – Napoli.
2013 – Ripartire da Cristo.

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Redentoristi di Italia – Napoli
2013 Ripartire da Cristo – Destinazione Paradiso: le tappe del cammino
Piste di catechesi /2 di Lello Martino

«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. – Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»
(Matteo 11, 28-30).

Ripartire da Cristo è una meravigliosa avventura che ci permette di viaggiare lungo le strade della vita con una marcia in più: il sapere che l’Emanuele è il Dio con noi, sempre al nostro fianco, sempre dalla nostra parte!
Destinazione? Paradiso! Come realtà da realizzare già qui e ora.
È proprio la nostra fede, quella in Dio che è Amore e Padre di tutti gli uomini che ci invita a compiere questo viaggio non in modo individuale e solitario, ma condividendolo con gli altri, perché siamo tutti figli dello stesso Dio e perché “siamo angeli con una sola ala e possiamo volare soltanto se restiamo abbracciati” (Luciano De Crescenzo).
Il nostro camminare alla sequela di Cristo è, quindi, anche un cammino di santità (per sant’Alfonso de Liguori siamo tutti chiamati alla santità) che fa rima con carità.

Prima di intraprendere questa avventura alla sequela di Cristo, dobbiamo preparare lo zaino e portare con noi solo l’essenziale per non appesantirci o perderci “lungo le strade che non portano mai a niente” (Francesco Guccini).
E per non perdersi, proprio perché si tratta di ripartire da Cristo, c’è bisogno di una bella mappa per potervi segnare i luoghi (ovvero le tappe necessarie da percorrere) dove poterlo trovare, dove Lui è sempre presente… in diversi modi, ma pur sempre Lui, presente.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 1373) ci insegna che Cristo Gesù è presente in molti modi: nella sua parola, nella preghiera della Chiesa, «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20), nei poveri, nei malati, nei prigionieri, nei sacramenti di cui egli è l’autore, nel sacrificio della Messa e nella persona del ministro. Ma «soprattutto [è presente] sotto le specie eucaristiche».
Riscopriamo insieme quali sono le tappe che ci aiuteranno a crescere nella santità.

L’Eucaristia
È la prima e la più eccellente delle presenze del Risorto in mezzo a noi. Come il cibo del corpo serve a restaurare le forze perdute, l’Eucaristia fortifica la carità che, nella vita di ogni giorno, tende ad indebolirsi (CCC 1394). L’Eucaristia è il cibo ideale per il nostro cammino: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!» (Gv 6, 35)
Tutti quelli che ricevono l’Eucaristia sono uniti intimamente a Cristo e non solo. È Lui stesso ad unire tutti coloro che sono in comunione con lui in un solo corpo: il popolo di Dio, la Chiesa. In questa ottica, l’Eucaristia è vincolo di unità, e lo si intuisce dalla pace richiesta come disposizione fondamentale affinché la comunione con Dio sia piena: «Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono» (Mt 5, 23-24).
Inoltre, L’Eucaristia c’impegna nei confronti dei poveri: “Per ricevere nella verità il Corpo e il Sangue di Cristo offerti per noi, dobbiamo riconoscere Cristo nei più poveri, suoi fratelli” (CCC 1397).
Per questo l’Eucarestia ci mette in cammino verso il nostro prossimo: «Tu hai bevuto il Sangue del Signore e non riconosci tuo fratello. Tu disonori questa stessa mensa, non giudicando degno che condivida il tuo cibo colui che è stato ritenuto degno di partecipare a questa mensa. Dio ti ha liberato da tutti i tuoi peccati e ti ha invitato a questo banchetto. E tu, nemmeno per questo, sei divenuto più misericordioso» (san Giovanni Crisostomo).

Il Prossimo
«Qualunque cosa avete fatto ai più piccoli, lo avete fatto a me» (Mt 25,40). Se dietro ogni uomo riusciamo a scorgere il Volto di Dio, dimostreremo di amare davvero il Signore e di poter creare una comunità umana fondata sull’amore e sulla fratellanza (il paradiso qui e ora).
L’uomo sulla Croce non è solo il Cristo. Può essere qualunque uomo schiavo e vittima del peccato personale e del peccato sociale: l’uomo crocifisso dalla solitudine, dal dolore, dalla fame, dalla povertà, dal razzismo, dall’indifferenza.
Sulla croce c’è, dunque, ogni uomo che incontriamo sulla nostra strada, nella nostra vita quotidiana e che siamo chiamati ad amare e con il quale siamo chiamati ad essere solidali. Nella mia mente ho sempre presente l’interrogativo posto da Dio a Caino: «Dov’è tuo fratello?», e la sua risposta «Sono forse io il guardiano di mio fratello?» (Gen 4, 9).

La Parola
Lungo il cammino della vita, mai privo di insidie, potremo incontrare difficoltà e sofferenze e a volte saremo tentati di sentirci abbandonati a noi stessi. Di qui, l’inderogabile necessità di metterci in ascolto della Parola di Dio come recita il Salmo 118 [119]: «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (v. 105).
La Parola di Dio è un’altra delle presenze del Risorto che parla direttamente al nostro cuore: “Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre” (Benedetto XVI). È pregando con la Parola che il credente comprende la volontà di Dio e “l’adotta come lampada per i suoi passi nel cammino spesso oscuro della vita” (Giovanni Paolo II).
Dobbiamo saper acquistare confidenza con la Bibbia, tenerla a portata di mano, perché sia come la bussola che indica la strada da seguire. Leggendola, impareremo a conoscere meglio Cristo. A tal proposito, San Girolamo diceva: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”.

La Comunità
«Gesù chiamò i Dodici e li mandò a due a due» (Mc 6,7) perché è importante avere uno su cui contare, perché non si crede da soli: se è solo, l’uomo è portato perfino a dubitare di se stesso. “Il primo annuncio dei Dodici è la loro vita stessa, un evento di amicizia, un germe di comunità, la vittoria sulla solitudine” (E. Rochi). E si attuino le sue parole: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20).
La presenza reale del Signore si realizza nella comunità per mezzo dell’amore reciproco: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13, 35).
La condizione affinché questa presenza del Signore ci sia, è suggerita da san Paolo: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2,5). La comunità della Trinità è il modello della comunità umana. Così l’uomo, pur essendo molteplice (ognuno unico e irripetibile), nel disegno creatore di Dio doveva essere un corpo solo, come il Padre il Figlio e lo Spirito santo sono l’unico Dio.
Questo è il progetto divino che l’uomo è chiamato a realizzare: essere comunità nell’unità e riflesso dell’immagine stessa di Dio e del suo Amore. Vedendo l’uomo, si sarebbe visto Dio.

I Testimoni
Sono tutti quelli che parlano in nome di Dio: «Chi ascolta voi, ascolta Me» (Lc 10, 13).
Da sempre Dio vuole che l’uomo si salvi da se stesso e, per questo motivo, chiama ognuno ad una vocazione e ad una missione speciale.
Questi uomini e donne, ognuno nel proprio stato (sposati, celibi, consacrati) e nella propria condizione sociale, si mettono al servizio dell’umanità affinché l’uomo possa giungere a quella felicità vera che solo Dio può dare.
Primo tra tutti i testimoni è Abramo, nostro padre nella fede: è il primo ad aver creduto nella Parola di Dio e ad aver sperimentato che essa mantiene ciò che promette: Dio dice ciò che fa e fa ciò che dice! Ascoltare quelli che parlano in nome di Dio è come lasciarsi guidare dalla sapienza che viene dal contatto continuo con la Parola.
I testimoni sono in linea con la Tradizione ed assicurano l’esatta interpretazione delle Sacre Scritture, rendendole libere da quelle facili ed errate interpretazioni dettate dal secondo me…
Come riconoscerli? è semplice: i testimoni cercano sempre il bene nostro, ma non per derubarcelo!

p. Lello Martino C.Ss.R.

(estratto da “In Cammino con San Gerardo”, settembre 2013, pp. 23-26).
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