Redentoristi Mondo Madagascar 2013

Redentoristi di Madagascar
2013 – Il culto degli antenati e la fede cristiana.

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Redentoristi di Madagascar
Il culto degli antenati e la fede cristiana
di Lorenzo Gasparro C.Ss.R.

Molti dei posti nei quali lavorano i missionari Redentoristi in Madagascar sono detti di prima evangelizzazione. In parole semplici, si tratta di luoghi nei quali il vangelo non è stato mai predicato e dove la gente attende ancora di conoscere Gesù e la buona novella.

Le missioni di Vohemar, Ampanefena, Anjiro, Andilamena e Vondrozo, dove sono installate cinque delle nostre comunità, sono luoghi di prima evangelizzazione. Il numero dei cristiani presenti varia tra il 4 e il 15 per cento della popolazione residente. In alcuni villaggi non ancora evangelizzati si è già impiantata qualche setta, ma nella gran parte l’unica fede esistente è quella tradizionale, i fombandrazana, cioè il culto degli antenati.

Questo culto, la cui origine è antichissima, consiste nell’invocare gli antenati affinché facciano da intermediari e intercessori presso Zanahary, il dio creatore nel quale tutti i malgasci credono. Qui, come in tutta l’Africa, l’ateismo è praticamente inesistente. Tutti, fin dalla nascita, credono nella presenza di un dio creatore che regola la vita della natura e degli uomini, e al quale si deve portare rispetto e ossequio.

La religione ancestrale si radica sul timore di Zanahary: ecco una prima differenza fondamentale tra questa credenza e quella cristiana!
Secondo la fede ancestrale, che varia leggermente da tribù in tribù, dopo un certo numero di anni il defunto diventa un razana, cioè un intermediario presso Zanahary, con dei poteri particolari a lui concessi dalla divinità. Nell’altopiano centrale del Madagascar i defunti diventano degli antenati dopo la prima riesumazione (famadiana), un rito caratteristico e universalmente praticato in Madagascar. A partire da quel momento, il defunto può esser invocato per tutto ciò che riguarda la vita dell’uomo: se si ha bisogno di protezione, se si è affetti da malattia, se si è afflitti da povertà o da calamità naturali.

La religione tradizionale ha anche i suoi ministri, il cui nome varia da regione in regione (mpisikidy, ombiasy…) e che fungono da animatori del culto, guaritori e indovini (cioè, interpellano la divinità sui giorni fausti o infausti per intraprendere varie attività: la semina, il matrimonio, l’esumazione…).

Nei villaggi di foresta non ancora evangelizzati è ai ministri che si rivolgono in prima istanza tutte le persone malate o affette da disturbi di qualsiasi tipo. Lo sciamano è depositario di una tradizione molto antica e prepara degli ody gasy (cioè, dei filtri magici) sui quali invoca il potere della divinità e degli antenati. Gli ody sono preparati non solo per guarire, ma anche per far del male o per vendicarsi di qualcuno. Si tratta di vera e propria magia. Gran parte della gente che si converte al cristianesimo è già passata per questa esperienza le cui conseguenze sono profonde e durature.

Il culto degli antenati comprende vari riti, ma i più diffusi sono i tromba. Il tromba è l’invocazione di un antenato, fatto sulla sua tomba o in altro luogo, al fine di porgli alcune richieste o preghiere. Esso è presieduto dallo sciamano o da una specie di medium (mpanao-tromba), che ha il compito di presiedere la preghiera, invocare la presenza dell’antenato e fare da intermediario con lui. Quando l’antenato si manifesta, lo sciamano cade in una forma di trance e comincia a parlare in nome del razana.
Ho visto con i miei occhi donne che, alla manifestazione del tromba, iniziavano a parlare con voce maschile e con un accento completamente diverso dal loro. In cambio dei favori richiesti (ricchezza, salute, protezione, sortilegi) l’antenato fa alcune richieste o impone alcuni divieti che diventano dei fady (tabù), come il non fare alcune attività, il non mangiare alcuni alimenti e, soprattutto, l’evitare i luoghi e la preghiera cristiani.
Lo spirito può anche rivelare il modo di preparare alcuni malefici per far del male ad altre persone. Talvolta, egli chiede di poter abitare in alcuni dei partecipanti al tromba. Se viene accettato, lo spirito promette ricchezza e fortuna, ma può liberamente prendere possesso della persona, quando per esempio questa prende parte a riti simili.

Quello dei tromba è un fenomeno sociale, ma anche una importante questione pastorale con la quale occorre confrontarsi in sede di prima evangelizzazione. Questi riti si legano spesso ad atteggiamenti distruttivi della persona umana, favorendo abuso di alcool, droghe e, più in generale, una vita moralmente sregolata. Molto spesso il tromba e i sortilegi ad esso legati portano alla morte. Quando una persona che ha frequentato i tromba si converte al cristianesimo, deve sopportare delle sofferenze talvolta molto forti e una progressiva purificazione. È, questa, una delle esperienze nuove che i missionari stranieri arrivati qui devono affrontare.

I fenomeni che avvengono durante questi riti tradizionali (sacrifici di animali, alcool, droghe, incisioni) – che non sono molto diversi dai riti satanici praticati in Europa – e l’opposizione viscerale degli spiriti invocati alla fede e alla preghiera cristiana, evidenziano come i tromba non si radichino in Dio, ma piuttosto in una presenza demoniaca. In effetti, ciò che manca alla cultura tradizionale malgascia rispetto alla fede cristiana, è la coscienza che non tutti i defunti sono salvati e possono, quindi, fare da intercessori presso di Dio. Non a caso i luoghi più efficaci del tromba sono le tombe di antenati che hanno condotto una vita particolarmente esecrabile (re sanguinari, persone morte per suicidio…).

Uno degli apporti dell’evangelizzazione alla cultura malgascia è, dunque, quello di chiarire la posizione dei defunti rispetto a Dio. Solo coloro che accedono allo stato di salvati, entrando così nella comunione dei santi, possono fungere da intercessori, ma sempre attraverso la mediazione unica di Gesù Cristo. Inoltre, essi non possono esser invocati per ottenere dei beni puramente materiali, o peggio ancora per produrre male a qualcuno, ma solo e soprattutto perché facilitino il nostro cammino verso Dio.

La cultura malgascia mostra un interessante conferma dell’insegnamento della Chiesa a proposito della salvezza, della comunione dei santi e della grazia dei sacramenti. Per molte persone provenienti dai riti ancestrali e dai tromba, la preghiera e i sacramenti cristiani costituiscono un percorso progressivo ed efficace di liberazione e di guarigione.
da In cammino con San Gerardo, giugno 2013, pp.34-35.

Madagascar 2013 – Il culto degli antenati comprende vari riti, ma i più diffusi sono i tromba. Il tromba è l’invocazione di un antenato, fatto sulla sua tomba o in altro luogo, al fine di porgli alcune richieste o preghiere. Esso è presieduto dallo sciamano o da una specie di medium. – Nel riquadro, P. Lorenzo Gasparro, redentorista della Provincia di Napoli missionario in Madagascar.