Rinunzia all’incarico episcopale

Il cammino del vescovo Alfonso Maria de Liguori: 1762-1775.
40.
Rinunzia all’incarico episcopale e scrupoli.

 Rinunzia all’incarico episcopale e scrupoli
La reiterata rinunzia fatta S. Alfonso fu infine accettata da Pio VI, il quale, studiate le ragioni addotte, si determinò con rincrescimento ad ammettere la rinunzia.
Il 9 maggio 1775 mediante il Card. Bernardino Giraud (1721-1782) gli notificò: “Ha ricevuto Nostro Signore [il Papa] la lettera che V. S. Ill.ma ha fatto pervenire per mezzo dell’Em.mo Castelli colla rinunzia del vescovato, ed ha la Santità Sua sentito con vera amarezza di cuore lo stato infelice di sua salute.
Persuaso com’è il Santo Padre dei di lei meriti e pastoral vigilanza soffre di mala voglia il suo ritiro dal governo di cotesta chiesa: ma convinto altresì dei motivi giusti e reali, che ha di farlo, non vuol mettere in angustia il di lei spirito, ond’è che accetta la sua rinunzia, quale per altro dovrà poi farsi nelle solite legali forme”.
Il Santo trepidando di scostarsi un puntino dai disegni divini, il 14 del medesimo mese (maggio) pregava il p. Villani che si trovava a Capua: “Datemi animo che io fo la volontà di Dio con lasciare la diocesi, acciocché io la lasci con tutta la mia pace“.
Avendone accettato il peso con umile sottomissione non voleva esimersene che con identico spirito, rammentando come aveva insegnato che obbedire significa salire al cielo sulle spalle altrui. L’ansietà non scaturiva da incapacità di decidersi: egli possedeva in alto grado la passione dell’obbedienza, per cui aveva paura di seguire le proprie vedute.

Nell’adempimento generoso dell’altrui parere, costi che costi, scorgeva la garanzia della rettitudine nell’operare. Davanti al crocicchio non intendeva scegliere il sentiero più comodo ma si chiedeva qual era precisamente quello tracciato da Dio, disposto a percorrerlo a prezzo di qualunque sacrificio.
Aveva agito con questo criterio soprannaturale sin dalla giovinezza e mai si era pentito. Nella Vera Sposa di G. Cristo (Napoli 1760, c. VII) scrisse:, “Chi si fa maestro di sé stesso, seguendo ciò che gli dice l’amor proprio, si mette all’ubbidienza di un pazzo”.

Trapelata in diocesi la notizia della rinunzia, l’afflizione fu grande in tutti i ceti, in maniera più sentita tra i poveri, che trovavano in Monsignore un padre sempre disposto ad ascoltarli e a provvederli nei loro bisogni.
Benché ottuagenario e deformato dall’artrosi era amato e venerato per lo zelo pastorale inarrivabile.
L’arcidiacono Rainone informatone commentò la notizia con accoramento: “Questo è castigo di Dio, perché non si è saputo conoscere”.
(cf. Oreste Gregorio, Monsignore si diverte, p. 147).

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Galleria di statue di S. Alfonso vescovo
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Ancora un particolare del bassorilievo che sta sul frontone della chiesa di S. Alfonso in Via Merulana a Roma.