S. Alfonso. 1774. Missioni e missionari strumenti di misericordia

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215. S. Alfonso. 1774. Missioni e missionari strumenti di misericordia.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

215. S. Alfonso. 1774. Missioni e missionari strumenti di misericordia.

♦ Anche se Alfonso giaceva sul letto del dolore, penando e amando, voleva che i suoi confratelli si fossero maggiormente avanzati nell’amore verso Gesù Cristo.
♦ C’è una sua circolare in data 29 luglio 1774 dove egli assume, come unico motivo di avanzarsi ognuno nell’amore di Gesù Cristo, l’esser stati strappati da mezzo al mondo e chiamati al ministero Apostolico. Questa lettera, quanto è piena di zelo per l’esatta osservanza, altrettanto è tutto carità per i suoi Congregati.

“Amatissimi Fratelli in Gesù Cristo. La cosa principale che vi raccomando è l’amore a Gesù Cristo.

  • Troppo noi siamo obbligati ad amarlo. Egli a questo fine dall’eternità ci ha eletti, e chiamati in questa Congregazione per amarlo e per farlo amare ancora dagli altri. E qual maggiore onore e finezza poteva usarci Gesù Cristo, che strapparci da mezzo al mondo, per tirarci al suo amore, e non attendere ad altro in questo pellegrinaggio della nostra vita che a darli gusto e farlo amare da tanti popoli, che continuamente in ogni anno, per nostro mezzo, lasciano il peccato, e si mettono in grazia di Dio?
  • Quando arriva una delle nostre Missioni in un Paese, per lo più la maggior parte di quella Gente sta in disgrazia di Dio e priva del suo Amore; ma ecco che appena passano cinque o sei giorni, che molti, come svegliati da un profondo sonno, cominciando a sentire le Istruzioni e le Prediche, e vedendosi offrire la Divina Misericordia, cominciano a piangere i loro peccati, con concepire il desiderio di unirsi con Dio.
  • Similmente vedendo aperta la via del perdono, cominciano ad aborrire la vita che prima amavano; e col vedere una nuova luce cominciano a sentire una nuova pace; così pensano a confessarsi per rimuovere dall’Anima quelle passioni, che li tenevano lontani da Dio.
  • Ed ecco che dove prima a loro sembrava troppo lunga la messa di un quarto d’ora, troppo tediosa una Corona di cinque poste, ed insopportabile una Predica di mezz’ora, di poi sentono con piacere la seconda e la terza Messa, e dispiace loro che la Predica sia terminata dopo un’ora e mezza, e forse due.
  • E di chi si serve il Signore, se non di noi, per fare queste mutazioni così ammirabili, riducendo i cuori a compiacersi di quello che prima sdegnavano? Sicché finita la Missione, si lasciano in quel Paese due o tremila persone ad amare Dio, che prima vivevano sue nemiche e che neppur pensavano a ricuperare la sua grazia.
  • Ora se Iddio ci onora così, eleggendoci ad esser mezzi della sua gloria, e di farlo amare dagli altri, onore che non ha alcun Monarca della terra, quanto noi dobbiamo ringraziarlo, ed amarlo? Se si affaticano gli altri ad acquistarsi il nome di Uomini di garbo e di bell’ingegno, procuriamo noi avanzarci sempre più da giorno in giorno nell’amore verso Gesù Cristo, procurando di trovar le occasioni di compiacerlo, con offrirgli qualche mortificazione o altro atto di suo gusto.
  • Ma se vogliamo affezionarci sempre più con Gesù Cristo, mettiamoci sempre all’ultimo posto, e guardiamoci di voler comparire. Chi più si nasconde tra gli uomini, più si unisce a Gesù Cristo. Troppo ingrato con Gesù Cristo si dimostrerebbe taluno dei nostri Fratelli, se l’amasse con riserva, e lasciasse di fare una vita più stretta con Dio che già potrebbe fare”. 

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 54)  Leggi tutto nell’originale.

Quando arriva una delle nostre Missioni in un Paese, molti, come svegliati da un profondo sonno, vedendosi offrire la Divina Misericordia, cominciano a piangere i loro peccati, e concepire il desiderio di unirsi con Dio.