S. Alfonso. 1774. Perseveranza, pegno di misericordia

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216. S. Alfonso. 1774. Perseveranza, pegno di misericordia.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

216. S. Alfonso. 1774. Perseveranza, pegno di misericordia.

♦ Alfonso nella stessa lettera 29 luglio 1774 Alfonso compiange specialmente quei tali Soggetti, che per propria colpa si hanno demeritato la perseveranza:

  • “Fratelli miei, in punto di morte, a quel lume di candela, vedremo le grazie che il Signore ci ha fatte, in conservarci la bella vocazione, che ci ha data. Dico la verità, mi viene una grande compassione, pensando a quei Fratelli che un tempo erano nostri, quando vivevano in pace, soggetti all’ubbidienza, uniti con Dio e contenti di ogni cosa che lor succedeva; ed ora stanno in mezzo al Mondo nella confusione e nei disturbi.
  • Hanno essi bensì libertà di andare ove vogliono e di fare quel che vogliono; ma quanto fanno, tutto è senza regola, senza spirito e senza quiete. Si ricorderanno di quando in quando di far l’orazione, ma affiorando davanti ai loro occhi l’infedeltà che hanno usata con Dio, e l’ingratitudine di avere abbandonata la vocazione, sentono troppo le punture che soffrono; e quindi avviene che, per non sentire l’asprezza di tali rimorsi, spesso spesso lasciano l’orazione e sempre più progredisce la loro tepidezza ed inquietudine…
  • La loro disgrazia non è cominciata da colpe gravi, ma da piccoli difetti. Per mezzo di quelli il demonio a poco a poco li ha ridotti a perdere la vocazione.
  • Torno a dire, io lo compatisco dentro l’anima, poiché tengo per certo che la loro vita tutta è confusione e disturbo; e se angustiata è la vita, molto più angustiata sarà la morte.
  • Anni sono ebbi da affaticarmi a confortare uno di costoro, il quale pensando alla vocazione perduta, era svoltato di cervello, farneticando e dicendo ch’era disperato, e non si poteva salvare, per aver perduta volontariamente la vocazione.
  • La loro disgrazia deve farci stare attenti a soffrire ogni cosa, per non perdere la vocazione; ed il primo mezzo si è fuggire i difetti piccoli, specialmente contro la Regola. Chi non fa conto delle Regole, non fa conto dell’amore di Gesù Cristo. Si vede con l’esperienza, che chi fa un difetto di Regola ad occhi aperti, specialmente se il difetto è replicato, subito si sente arido e raffreddato nel Divino Amore”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 54)  Leggi tutto nell’originale.

“In punto di morte, a quel lume di candela, vedremo le grazie che il Signore ci ha fatte, in conservarci la bella vocazione che ci ha data. Dico la verità: mi viene una grande compassione, pensando a quei Fratelli che un tempo erano nostri ed ora stanno in mezzo al Mondo nella confusione e nei disturbi”.