S. Alfonso. Alfonso corre ai ripari della misericordia

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112. S. Alfonso. Alfonso corre ai ripari della misericordia. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

112. S. Alfonso. Alfonso corre ai ripari della misericordia.

♦ Se potevano o no affliggere Alfonso siffatte peripezie in Iliceto, se lo figuri ognuno.

  • In sentirne la nera catastrofe, stringendosi nelle spalle, si umilia innanzi a Dio, e ne adora i suoi giusti giudizi.
  • Senso li fece soprattutto l’animosità del Maffei. Mi disse: “Il travaglio è più grande di quello che potete idearvi. Se si è dichiarato offeso, povera Casa! Ne so io l’indole, e quello vi passò Monsignor Lucci. Iddio sia quello che ci voglia proteggere”.
  • Dando riscontro al P. Villani, gli scrisse: “Fate dire una Salve Regina alla Madonna dopo l’orazione della mattina e della sera, con l’orazione Defende, per la Casa d’Iliceto, che passa guai”.
  • Addensandosi le nubi prescrisse per tutte le Case: orazioni, e digiuni. Volle, che ogni sera si fosse recitato in comune il Salmo Qui habitat; ed ordinò una novena a Maria Santissima, con l’esposizione del Venerabile. Insinuò silenzio e carità verso gli avversari. Soprattutto, che non si fosse attentata alcuna cosa contro di quelli, ancorché per difesa,  e che di altre armi non ci avvalessimo per difenderci, che orazione ed osservanza, carità, e benevolenza verso i nemici.
  • Che ogni sera nell’esame comune si fosse detta per quelli un’Ave a Maria Santissima, affinché li avesse illuminati, e noi restituiti nella pristina quiete.
  • Questo nostro travaglio, se fece senso in tutti, maggiore lo fece nel Marchese di Marco, in quel tempo Segretario di Grazia e Giustizia e delle cose Ecclesiastiche. Bastantemente gli erano note li amari anfratti che in Bovino dal medesimo Ilicetano aveva sofferto il Ven. Vescovo Fra Antonio Lucci. Informato delle nostre angustie dal Canonico Malizia, disse: “Non contento di aver travagliato quel servo di Dio, vuole affliggere anche questi”. Ne fu così commosso, che non mancò in seguito favorirci.

Quando divampò il fuoco, Alfonso mandò una circolare a tutte le Case:

♦ “Ecco, miei cari Fratelli, che il Signore ci sta visitando con molta tribolazione e timore, per mezzo dei nostri oppositori, che tendono a veder distrutta la Congregazione, e non sappiamo ove andremo a finire.
♥ L’osservanza è decaduta e Dio ci castiga. Speriamo nella Divina Bontà e sua Misericordia, che non voglia permettere di veder distrutta la Congregazione; ma procuriamo di placarla con le preghiere, e con evitare i volontari difetti, specialmente nell’ubbidienza, mentre per questo avremmo meritato ogni castigo.
♦ Tra le altre cose ho riflettuto, che la Congregazione sta tribolata da che si è tolto il digiuno del Sabato. Procuriamo pertanto guadagnare il Patrocinio di Maria nella tempesta presente, con ripigliarsi il digiuno comune del Sabato in tutte le Case. Così la Divina Madre penserà salvarci da questa rovina universale, che ci viene minacciata dai nostri malevoli.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 36)  Leggi tutto nell’originale.

Il rimedio di Alfonso nel pericolo: “L’osservanza è decaduta e Dio ci castiga. Speriamo nella Divina Bontà e sua Misericordia, che non voglia permettere di veder distrutta la Congregazione; ma procuriamo di placarla con le preghiere, e con evitare i volontari difetti”.