S. Alfonso. Castità e purezza di intenzione

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355. S. Alfonso. Castità e purezza di intenzione. 

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

355. S. Alfonso. Castità e purezza di intenzione.

♦ Corre la virtù della castità. Noi dilettissimi miei, dobbiamo essere diligentissimi nel custodire questa sì bella e sì nobile virtù, che in certa maniera ci fa simili agli Angeli stessi del cielo. Dobbiamo prendere tutti li mezzi: né mai dire basta, né mai fidarci di noi stessi, perché questa è una virtù assai gelosa.
♦ E il mezzo efficacissimo per conservare questa virtù è la modestia degli occhi, anche se è uscita una voce che la virtù della modestia sia una virtù propria solo dei Novizi.
Il santo Vescovo di Castellammare, Mons. Falcoia, un giorno disse che tremava da capo a piedi, considerando di dover dare conto a Dio di tutte le sue azioni, non sapendo se le aveva fatte per Dio, con vera purità d’intenzione. Eppure questi aveva l’innocenza battesimale, era delicatissimo di coscienza, aveva impiegato quaranta anni nell’esercizio delle sante Missioni. Quanto maggiormente dovremo rabbrividire noi…
♦ Dilettissimi miei, è un merito avere questa purità d’intenzione, perché alla fine di nostra vita, dopo aver faticato tanto, specialmente nell’esercizio del predicare, ci potremmo trovare con un pugno di mosche in mano; perché l’abbiamo fatto per compiacere a noi e per essere lodati in cambio di merito ne avremo demerito.
♦ Una volta una monaca piangeva e si lamentava perché la virtù della mortificazione era cacciata da tutti i cuori cristiani e sentiva che la mortificazione la pregava di darle ricetto nel suo cuore. Dilettissimi miei, anche io mi figuro che la virtù della mortificazione pianga alle porte delle nostre stanze, specialmente della mia, e che cerchi di essere da me abbracciata, ed amata.
♦ Oggigiorno non ci si vede vivere collo spirito di Gesù Cristo, non ci si mortifica nel mangiare e nelle penitenze esterne; invece ci si vede parlare senza ritegno, con immodestia, e senza abbracciare neppure quelle mortificazioni che vengono proposte da Dio. Ma tu che sei venuto a a fare nella Congregazione? Sei venuto per farti santo, per seguire le pedate di Gesù Cristo: non è così? Gesù Cristo che vita ha fatto?

(S. Alfonso, Sentimenti di Monsignore, 79-81)
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Badiamo alla purità d’intenzione, perché alla fine della nostra vita, dopo aver faticato tanto, ci potremmo trovare con un pugno di mosche in mano in quanto l’abbiamo fatto per compiacere a noi e per essere lodati. In in cambio di merito allora ne avremo demerito.