S. Alfonso. Cristo scelse la via del sacrificio per riconciliarci

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111. S. Alfonso. Cristo scelse la via del sacrificio per riconciliarci.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

111. S. Alfonso. Cristo scelse la via del sacrificio per riconciliarci.

♦ Quando il Verbo divino si offrì a redimere gli uomini, gli si fecero avanti due vie di redimerli, una di gaudio e di gloria, l’altra di pene e di vituperi. Ma egli che con la sua venuta non solo voleva liberare l’uomo dalla morte eterna, ma anche attirarsi l’amore di tutti i cuori umani, rifiutò la via del gaudio e della gloria, e si elesse quella delle pene e dei vituperi: “in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce (Ebr. 12, 2).
♦ Pertanto al fine di soddisfare per noi la divina giustizia ed insieme per infiammarci del suo santo amore, volle, qual facchino, caricarsi di tutte le nostre colpe; e, morendo su una croce, ottenerci la grazia e la vita beata. Ciò appunto volle esprimere Isaia quando disse: “Egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori (Is. 53, 4).

Di ciò vi furono due espresse figure nell’antico Testamento.

  • La prima fu la cerimonia che si usava ogni anno del capro emissario (o espiatorio), sul quale il sommo sacerdote intendeva imporre tutti i peccati del popolo; e così poi tutti, caricandolo di maledizioni, lo cacciavano in una foresta ad esser ivi l’oggetto dell’ira divina. Quel capro figurava il nostro Redentore che volle da sé caricarsi di tutte le maledizioni da noi meritate per le nostre colpe: “diventando lui stesso maledizione per noi” (Gal. 3, 13), affin di ottenere a noi la benedizione divina. Quindi scrisse in altro luogo l’Apostolo: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2 Cor. 5, 21). Spiegano S. Ambrosio e S. Anselmo: quegli ch’era la stessa innocenza si presentò a Dio come fosse lo stesso peccato; insomma si vestì da peccatore e volle addossarsi le pene dovute a noi peccatori, per ottenerci il perdono e renderci giusti appresso Dio.
  • La seconda figura del sacrificio che Gesù Cristo offrì per noi all’Eterno Padre sulla croce, fu quella del serpente di bronzo affisso ad un legno, a cui guardando gli Ebrei morsicati dai serpi infocati restavano guariti (Num. 21, 8). Onde poi scrisse S. Giovanni: E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. (Gv. 3, 14-15).

(S. Alfonso, Riflessioni sulla Passione di Gesù Cristo, Capo I, nn. 11-13). 
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Al fine di soddisfare per noi la divina giustizia ed insieme per infiammarci del suo santo amore, Cristo volle caricarsi di tutte le nostre colpe; e, morendo su una croce, ottenerci la grazia e la vita beata. Ciò volle esprimere Isaia quando disse: “Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori (Is. 53, 4).