S. Alfonso. Criteri di misericordia per la scelta dei parroci

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91. S. Alfonso. Criteri di misericordia per la scelta dei parroci. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

91. S. Alfonso. Criteri di misericordia per la scelta dei parroci.

♦ I criteri di scelta dei parroci nella mente di Alfonso: vita esemplare prima della dottrina; umiltà e nessuna pretensione.

  • Essendo vacata la Parrocchia di S. Angelo in Munculanis, oltre tanti Sacerdoti, vi concorse anche il Diacono D. Angelo Stasi. Questi si portò meglio di tutti. Se ne compiacque Monsignore. Considerando però l’anzianità ed altro merito in un Sacerdote, che vi era concorso, pregò il Diacono a voler pazientare per quella volta; e lo fece con tal sottomissione, che restò confuso quel giovanetto, e più confusi gli Esaminatori.
  • Ma se la carità lo spinse a preferire il prete più anziano, giustizia volle che non restasse indietro il Diacono. Ritrovandosi vacante nel tempo stesso la Parrocchia della Cattedrale di nomina del Capitolo, Monsignore scrisse subito con impegno all’Arcidiacono Rainone, e chiese in grazia al Capitolo, che a suo riguardo si fosse data la Parrocchia al Diacono Stasi. Come pregò, così ottenne.
  • Anteponeva bensì alla dottrina il costume. Avendolo pregato il Principe della Riccia di voler ammettere al concorso di una Parrocchia un Sacerdote suo vassallo, benché dotto, ne ebbe la negativa. Scrisse al Principe: “Il detto Sacerdote finora è stato uomo inquieto e di poca edificazione. Non voglio riferirle le particolarità, per non tediarla. Anche egli è venuto a pregarmi e ripregarmi; ma per ora che abbia pazienza, non stimandolo a proposito per esser Parroco. Avanzato che si farà nell’età, ed avendo dato esperienza di sua maggioratezza, non mancherò promuoverlo”.
  • Faceva più conto Alfonso ed aveva per ottimo Parroco un Sacerdote, se vi concorreva con la mediocrità del talento, un vivere molto esemplare. Egli soleva dire: “I grandi talenti non se la fanno coi vivi, ma coi morti. Tutte sono erudizioni e speculazioni. Se predicano non si fanno capire; ed avendo a sdegno ad addottrinare i figliuoli, consegnano questi a qualche Chiericastro. Io voglio che il Parroco si fabbrichi in faccia ad un moribondo, e che si spassi con un rozzo, imboccandogli il Pater Noster”. – Così i pretensori audaci li posponeva agli umili e sottomessi.
  • Si guadagnava il cuore di Monsignore ed era preferito a tutti, colui che non pretendeva e si poneva a sedere tra gli altri nell’ultimo dello scanno.
  • Vacò la Parrocchia dell’Annunziata, ossia la Vicariale, e vi era concorso di vari Soggetti. Tra i tanti si presentò per ultimo, ma freddamente e senza farci premura, il Sacerdote D. Francesco Ratta. Monsignore considerandolo meritevole più di tutti, pospose ognuno, e diede a questi la Parrocchia dicendo: “Singolarmente dignus, et dignior, quia non petiit” [È degno di per sé, ma poi è più degno perché non ha chiesto nulla].

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 31)  Leggi tutto nell’originale.

“I grandi talenti non se la fanno coi vivi, ma coi morti; sono tutti erudizioni e speculazioni. Se predicano non si fanno capire. Io voglio che il Parroco si fabbrichi in faccia ad un moribondo, e che se la spassi con un rozzo, imboccandogli il Pater Noster”.