S. Alfonso e la Madonna

21. S. Alfonso e la Madonna.

Un amore di tutta la vita   [i titoletti sono redazionali]
Lo storico francese Jean Delumeau, professore al Collegio di Francia, ha scritto: « S. Alfonso è un gigante nella storia della Chiesa». E, per quanto riguarda la sua devozione, il suo pensiero su Maria, perché egli era un gigante, ma sapeva umiliarsi e amare immensamente la Madonna. Maria fu presente costantemente e in maniera sempre più intensa nella vita di S. Alfonso da quando, ancor fanciullo, si inginocchiava davanti alla sua immagine nel bosco vicino a Napoli, tutto immerso nella sua contemplazione, fino agli ultimi anni, quando passava la giornata sgranando il rosario.

A Maria egli donò la sua spada di cavaliere nella Chiesa di S. Maria della Mercede a Napoli; con Maria s’incontrò, visibilmente con grande devozione, nella grotta di Scala, paese sopra Amalfi, e dinanzi all’icona dei Sette veli a Foggia fu rapito in estasi. Ma soprattutto Alfonso teneva il pensiero e il cuore rivolti continuamente a Maria pregandola, amandola. A lei chiese e ottenne la protezione sulla sua professione di avvocato, sulla sua opera di fondatore, sulla sua fatica di scrittore, sulla sua missione di vescovo. Perciò, quando era avanti negli anni, ne aveva settantanove, voi_ gendosi indietro, poté dire: «Per l’onore della Beata Vergine e per l’affetto di devozione speciale che fin da fanciullo le porto». Per Alfonso era un pensiero confortante. Fin da fanciullo portò un affetto di devozione speciale a Maria. Quello che auguro a tutti i sacerdoti: sarà per noi un grande conforto oggi e sempre amarela Madonna.
In realtà, tutta la vita e l’opera di Alfonso, la sua dottrina, la sua pratica pastorale furono marcate fortemente da uno spirito mariano.

La giusta devozione alla Madonna
S. Alfonso, come ogni grande scrittore, era un uomo della sua epoca, il tipo di una generazione, e fu condizionato dalla situazione culturale e religiosa del suo tempo. E nel Settecento il culto di Maria era in crisi, contestato severamente dai giansenisti e anche da alcuni teologi cattolici, i quali ritenevano che il culto di Maria potesse mettere nell’ombra la persona di Cristo, unico mediatore. Quindi la devozione verso di lei doveva essere regolata, controllata dalla ragione, moderata nelle manifestazioni.

S. Alfonso, appellandosi alla Tradizione della Chiesa e all’insegnamento dei teologi, reagì con lucidità e con coraggio a tale corrente di pensiero e si impegnò a presentare il mistero di Maria nella sua verità, sviluppando fino alle ultime conseguenze il privilegio di Maria Madre di Gesù. Ci fu in lui lo spirito dei Padri della Chiesa, i quali si accostavano alla Rivelazione con rispetto e con riverenza, ma anche con confidenza e familiarità sorprendenti.
Questo atteggiamento è stato sottolineato da Giuseppe De Luca, uno dei più grandi storici, forse il più grande storico italiano della spiritualità, il quale amava moltissimo S. Alfonso. Giuseppe De Luca scrisse: «Protestanti e Giansenisti ci avevano riempito di mille scrupoli e mille esitazioni, che nostro malgrado non riuscivamo a vincere. S. Alfonso, con la sua dottrina di teologo e formidabile teologo, con il suo genio di scrittore popolare, ha spazzato via gran parte di quelle esitazioni, ha ricondotto l’anima cristiana dinanzi a Maria, a quella felice libertà d’amore che ebbero i nostri fratelli di fede nel Medio Evo».
Fu questo l’impegno costante del Santo nello studio del mistero di Maria: non chiudersi nei limiti della ragione, ma aprirsi nella fede all’onnipotenza e all’amore di Dio.

“Le Glorie di Maria” e la mariologia del Santo
S. Alfonso espresse i suoi pensieri soprattutto nel libro Le Glorie di Maria, che si può ritenere il suo capolavoro. Ci lavorò quindici anni, prima di pubblicarlo, ma ebbe un grande successo: oltre cinquecento edizioni. In questo libro, che secondo De Luca «è una tappa importantissima nel culto della Madonna», S. Alfonso parla prima della Salve Regina e ne fa un commento ampio, profondo, documentato, appassionato. Nel la seconda parte scrive dieci discorsi sulle feste della Madonna. E un libro che veramente ha suscitato tanta devozione; in esso l’autore parla di tanti privilegi di Maria: speranza dei cristiani, madre della misericordia, madre di Dio.

Ma c’è un punto che difese con tanto amore e tanta diligenza: Maria mediatrice di tutte le grazie. Vorrei dire qualche cosa su questo privilegio, che oggi è entrato nella credenza, nella fede della Chiesa. Cosi scrive S. Alfonso: «In virtù del privilegio di Madre di Dio, Maria cooperò con Gesù alla salvezza dell’umanità, di venne corredentrice ed ora in cielo svolge la missione di mediatrice universale». L questo il secondo principio fondamentale della mariologia di S. Alfonso; il primo principio è la maternità divina. Egli lo basa sulla dottrina del Corpo Mistico, cioè il mistero della Chiesa considerata corpo vivente, di cui Cristo è il capo e gli uomini sono le membra. Un organismo nel quale i redenti, seguendo la loro vocazione e la loro missione, occupano il posto assegnato loro dalla Provvidenza.
C’è tra le varie membra un rapporto di vita, di unità, di influsso reciproco. Pur mantenendo ciascuno la sua attività specifica in questo insieme misterioso, Maria è una porzione scelta, un membro eminente del Corpo Mistico che èla Chiesa. Taleprimato le deriva, come si è detto, dal fatto che lei è la madre di Cristo, dal quale proviene la vita, il movimento, l’attività di tutti. Ora, se Maria è la madre del Capo, è anche la madre del corpo, unito indissolubilmente al capo.

In due tempi, dice S. Alfonso, Maria divenne madre degli uomini; anzitutto nell’Annunciazione, quando acconsentì con piena consapevolezza e responsabilità ad essere madre di Dio. «In dare ella questo consenso, fin da allora domandò a Dio con affetto immenso la nostra salute». E talmente si pose a procurare la nostra salvezza, che fin da allora ci portò nel suo seno come amorosissima madre. ll secondo tempo poi, in cui Maria ci generò alla grazia, fu quando sul calvario offri all’eterno Padre, con tanto dolore del suo cuore, la vita del suo diletto Figlio per la nostra salvezza. S. Agostino attesta che, avendo ella cooperato con il suo amore affinché i fedeli nascessero alla vita della grazia, divenne con ciò madre spirituale di tutti noi che siamo membri del nostro capo, Gesù Cristo».

Non solo mediatrice ma anche corredentrice
Maria insieme a Gesù, e in dipendenza di lui, cooperò realmente alla redenzione degli uomini, per cui S. Alfonso la chiama corredentrice. Per dimostrare la sua tesi egli ricorre a diverse prove e sviluppa il paragone tradizionale tra Eva e Maria. «Secondo S. Bernardo, ‑scrive ‑ poiché un uomo e una donna hanno cooperato alla nostra rovina, era necessario che un uomo e una donna cooperassero al nostro riscatto: questi furono Gesù e la sua Madre Maria. Certamente Gesù Cristo bastava da solo a redimerci. Ma, avendo due persone contribuito alla nostra condanna, era più conveniente che in due contribuissero alla nostra liberazione».
Perciò, in ginocchio nel sì dell’Annunciazione, poi in piedi sotto la croce da cui pende il frutto di vita, la Nuova Evacoopera al riscatto come la donna delle origini aveva cooperato alla colpa. Immacolata schiaccia la testa del serpente e diventa la vivente, essendo la madre di tutti i viventi, per quanto peccatori. Questa universale maternità si esercita nella universale mediazione. Maria continua a esercitare il suo compito materno ora che è assunta in cielo. Un punto che S. Alfonso sviluppa con ricchezza di argomentazione e con vigore polemico.
Tutto il suo discorso è una risposta franca ma vera a quanto aveva detto Ludovico Antonio Muratori nel libro La regolata divozione alle espressioni dei luterani e di altri nei confronti della Salve Regina.

Alfonso, appassionato ugualmente ed intensamente di Gesù e di Maria, si preoccupa di non offuscare l’uno per innalzare l’altra e afferma, rifacendosi a S. Bernardo: «Non pensi di oscurare la gloria del Figlio chi molto loda la Madre; quanto si onora la Madretanto si onora il Figlio». E continua il suo pensiero scrivendo: «Per mezzo di Gesù Cristo è stata data tanta autorità a Maria da essere la mediatrice della salvezza: non già mediatrice di giustizia, ma di grazia e di intercessione».
Dice, con espressione efficace, un teologo: «Maria in cielo ha gli occhi di una madre, ha il cuore di una madre per compatirci, per partecipare al nostro dolore e ha le braccia vigorose e sollecite di una Madre». E Dio vuole che Maria presieda e concorra con la sua intercessione alla crescita e alla conservazione della vita divina nei battezzati, fino al suo dispiegamento nella gloria. S. Alfonso, nel commento alla Salve Regina che costituisce la parte più importante delle Glorie di Maria, descrive in maniera viva, a volte drammatica, i molteplici interventi della Madonna nei confronti degli uomini.

La missione di Maria dura ancora
Maria ottiene il perdono, riporta all’amicizia con Dio. Se il peccato separa e allontana, Maria avvicina, riconcilia, unisce. Quindi interviene per conservare in grazia il peccatore convertito; lo invita alla preghiera, gli ottiene la luce, la forza; gli impedisce di cadere ancora, gli concede il sommo dono della perseveranza finale.
Maria è un’avvocata potente, una madre pietosa che non ricusa di difendere la causa dei più miserabili; è tutt’occhi per vedere, compatire, soccorrere sempre, specialmente nei momenti del pericolo e soprattutto nell’ora della morte. Allora è presente più che mai per confortare i suoi devoti, difenderli dal maligno, salvarli dall’inferno e per condurli con sé al Paradiso, all’incontro eterno con Dio.

Maria, per volontà di Dio, ha un compito essenziale in questa missione: far passare la vita dalla testa alle membra. Ciò costituisce per lei una dignità unica e un onore straordinario. Ma costituisce soprattutto un servizio incomparabile che compie con sollecitudine e con gioia.
Maria è l’ancilla Domini sempre disposta a fare il volere del Padre, riceve la grazia con pienezza, mala riceve per comunicarla. Tutto quello che fece per Gesù, lo fa ora per i suoi fratelli: li nutre, li educa, li sostiene, li difende. E tutto compie con potenza e tenerezza materna lungo l’intero corso della vita.
Maria è la Madre del Perpetuo Soccorso: ci soccorre tutti e sempre.

da Roma 21 novembre 1996
P. Giovanni Velocci

Nella icona della Madonna del Perpetuo Soccorso, affidata da Pio IX ai Redentoristi nel 1866, si leggono i principali tratti della mariologia di S. Alfonso: mediatrice di tutte le grazie e correntrice insieme al suo Figlio.