S. Alfonso. I dolori di Cristo muovono a compassione

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114. S. Alfonso. I dolori di Cristo muovono a compassione.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

114. S. Alfonso. I dolori di Cristo muovono a compassione.

♦ Isaia chiamò il Messia “Uomo dei dolori”. A Gesù crocifisso ben gli sta applicato il testo di Geremia: Grande come il mare è il tuo dolore (cf Lam. 2, 13). Come nel mare vanno a scorrere tutte le acque dei fiumi, così in Gesù Cristo si unirono ad affliggerlo tutti i dolori degli infermi, tutte le penitenze degli anacoreti e tutti gli strazi e vilipendi sofferti da’ martiri. Fu egli colmato di dolori nell’anima e nel corpo. ♦ Nei salmi 87 e 88 sembra di ascoltare: “Padre mio, mandaste sopra di me tutte le onde del vostro sdegno; e muoio sommerso in un mar di dolori e di ignominie. Scrisse l’Apostolo, che Iddio mandando il Figlio a pagar col suo sangue la pena delle nostre colpe, volle in ciò dimostrare quanto fosse grande la sua giustizia.
♦ Per far concetto di quanto patì Gesù Cristo nella sua vita e specialmente poi nella sua morte, bisogna considerare quel che dice il medesimo apostolo nella sua lettera ai Romani: Gesù Cristo, mandato dal Padre a redimere l’uomo, vestì la carne infetta del peccato di Adamo, e quantunque non avesse contratta la macchia del peccato, nondimeno si addossò le miserie contratte clalla natura umana in pena del peccato, e si offrì all’Eterno Padre a soddisfare colle sue pene la divina giustizia per tutte le colpe degli uomini
♦ Ecco Gesù pertanto carico di tutte le bestemmie, di tutti i sacrilegi, laidezze, furti, crudeltà e di tutte le scelleraggini che han commesse e commetteranno gli uomini. Eccolo insomma fatto l’oggetto di tutte le maledizioni divine meritate da tutti gli uomini per le loro colpe.
♦ Riflette S. Tommaso che nostro Signore patì dolori e tormenti in tutti i suoi sensi: patì nel tatto, poiché gli furono lacerate tutte le carni: patì nel gusto col fiele ed aceto: patì nell’udito col sentir le bestemmie e le derisioni che gli dissero: patì nella vista col guardar la sua Madre che l’assisté nella sua morte. Patì poi in tutti i suoi membri: il capo gli fu tormentato dalle spine, le mani e i piedi dai chiodi, la faccia dagli schiaffi e sputi, e tutto il corpo dai flagelli, nel modo appunto che predisse già Isaia, cioè che il Redentore doveva comparire nella sua Passione come un lebbroso, che non ha parte di carne sana e mette orrore a chi lo guarda, in vedere un uomo tutto piaghe da capo a piedi.
Tutto fu preannunziato da Isaia. E Gesù, pieno di carità, volentieri si offrì senza replica ad eseguir la volontà del Padre che voleva vederlo straziato dai carnefici a loro voglia. Come un agnello che si fa tosar la lana senza lamentarsi, così l’amoroso nostro Salvatore, nella sua Passione. E così, fattosi Gesù volontario debitore per sua bontà di tutti i nostri debiti, volle tutto per noi sacrificarsi sino a dar la vita tra i dolori della croce.
  Gesù mio, voi con la vostra Passione avete voluto prendervi la pena a me dovuta per i miei peccati! Gesù mio, mi pento di avervi disprezzato, e v’amo sovra ogni cosa. Deh non mi disprezzate voi, accettatemi ad amarvi, mentre ora io v’amo e non voglio amare altro che voi. Troppo ingrato vi sarei se, dopo tante misericordie che mi avete usate, amassi in avvenire altra cosa fuori di voi.

(S. Alfonso, Riflessioni sulla Passione di Gesù Cristo, Capo II,  nn. 4-8). 
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Cristo nella sua Passione apparve tutto piaghe da capo a piedi, come un lebbroso, che non ha parte di carne sana e mette orrore a chi lo guarda. Si offrì all’Eterno Padre per soddisfare con le sue pene tutte le colpe degli uomini.