185. S. Alfonso. I pericoli della carriera nei giovani.
Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)
185. S. Alfonso. I pericoli della carriera nei giovani.
♦ D. Ercole, avendo in mira i vantaggi temporali, voleva situare i figli nella Paggeria Reale. Alfonso, ancorché ci fosse il favore del Principe, ne lo dissuase.
Gli scrisse: “Quanto più i ragazzi sono innocenti, tanto facilmente, trattando cogli altri, specie se maggiori, possono infettarsi. Uno che sia maliziato, è capace rovinar cento. Teneteli sotto gli occhi vostri, che al più, col tempo, ci penserà Iddio. Abbiate voi a cuore il bene spirituale, che la Provvidenza supplirà al corporale e senza detrimento dello spirito“.
♦ Ancorché i suoi Antenati si fossero resi gloriosi tra le armi e meritato avessero la protezione dei Sovrani, Alfonso era però totalmente opposto a simili impieghi. Soleva dire: “Vi sono delle persone dabbene; ma la generalità, e specialmente la gioventù, si vede distratta, e non so se sia esente da peccati“.
♥ Avendo inteso che suo Fratello era per presentare i due figliuoli al Re, con portarli al baciamano, lo avvertì a non farlo. Così in una sua del 13 Novembre:
“Se il Re vi dice che li vuole Cadetti nella Brigata o in altro Reggimento, dovete per forza farli Cadetti o soldati, per mandarli in rovina dell’anima e del corpo. Come vedo, sopra il governo di questi poveri figliuoli, voi non mi sentite, e fate il contrario di quello che vi dico. Voi siete il Padre: fate quello che volete; ma temo fortemente che un giorno avrete a pentirvene per qualche danno a cui non potete più rimediarci. Ho scritto ciò per l’amore,che conservo verso di voi e verso codesti poveri figliuoli. Io sto infermo con un catarro di petto, di quelli soliti che più volte mi hanno ridotto vicino alla morte; ma sto in pace ed aspetto la morte senza spavento”.
♦ La consolazione così grande di D. Ercole di vedersi in età decrepita carico di figli restò sommamente amareggiata. D. Marianna, perché angustiata da’ scrupoli, si vide spostata di mente.
Gli scrisse Alfonso il 5 aprile 1768: “Vi compatisco per la tribolazione di D. Marianna, ed ogni giorno prego Dio che vi dia pazienza. Giacché vi ha mandato questa croce, bisogna che l’accettiate e la portiate allegramente; altrimenti la croce si farà più pesante e pure l’avrete da portare.”
E al P. Villani, accennando l’afflizione del Fratello, scrisse. “Prego V. R. di raccomandarlo al Signore, e di scrivere a tutte le Case che facessero Orazione per la medesima, giacché quel povero Fratello sta così angustiato”.
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 47). – Leggi tutto nell’originale.