S. Alfonso. La misericordia nel suo voto del “più perfetto”

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99. S. Alfonso. La misericordia nel suo voto del “più perfetto”. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

99. S. Alfonso. La misericordia nel suo voto del “più perfetto”.

♦ Le ripetute reazioni piene misericordia verso chi gli faceva del male, anche se c’erano gli estremi per rispondere con durezza, pian piano fecero scoprire che Alfonso aveva fatto un voto: scegliere il più perfetto. Di ciò furono testimoni il P. Caputo e altri che lo seguivano da vicino. Ecco un episodio significativo che ha come testimone il P. Caputo.

♦ Monsignore Alfonso negò il possesso ad un Sacerdote, per un Beneficio padronato; né poteva in coscienza, per la nomina aveva promesso certa somma ad una persona ch’era povera e ne aveva il dritto.
Sopraggiunto il fratello secolare del Prete, portandosi da Monsignore, non mancò caricarlo di villanie e maldicenze. E non contento di questo, volendo ricorrere al Re, andava a rubricare tredici capi di accusa. Tutto era falso.
♦ Avendo avuto Monsignore da persona amica copia del ricorso, che già si era formato, ne restò mortificato. Facendone confidenza al Padre Maestro Caputo gli disse: «Non capisco il perché abbia fatto questo ricorso. Tutto è falso, come vedete. Voi sopportate, ed ognuno se ne abusa.» Il ricorso, però, non fu presentato in Napoli, avendo fatto meglio i conti il calunniatore; ed i nominatori al Beneficio, scoperta la trappola del Prete, concorsero tutti in altro soggetto.

  • Scrive il P. Caputo: Monsignore mi disse: “La legge di Dio voi la sapete” – Risposi io: «E’ vero che Iddio comanda che si debba far del bene a chi ci fa male; ma Iddio stesso anche comanda, che dai sudditi si debbano rispettar i propri Superiori. Lasciarli impuniti, è lo stesso che volerli rendere audaci».
  • Alfonso troncò il discorso: “Finiamola, e veniamo a quello che importa. Se questo ricorso mi viene mandato, dovendo io giustificarmi, dovrei imbrodar me stesso, con dire che tutto è falso”.
  • Rifletteva e contorcevasi. Vedendosi alle strette, aprendomi il cuore, mi disse: “Io ho proposito di fare quello che è meglio, e questo è quello che voglio fare”.
  • Ripigliando io dissi: «Monsignor mio, per D. Alfonso Liguori, come persona privata, non ardisco deciderlo, se rinunciar potete o no alla propria reputazione, V. S. Illustrissima è Maestro in Israele, ed io venero i vostri pensieri. Ma come Vescovo siete in obbligo giustificarvi, e questo è il meglio. Per giustizia siete tenuto sostener la dignità del carattere, e conservarla in quel decoro che Gesù Cristo comanda».
  • Non mi contrastò, zittì, ma non lo vidi convinto. Anche altri, so che più volte gli avevano insinuato lo stesso. Egli però stimò sempre il meglio, vedendosi attaccato nella persona, pazientare, tacere, e non giustificarsi. Questo far il meglio, si è da me sempre osservato in varie occasioni, non sapendo, che ne aveva voto».

Conclude il Tannoia: «Questo stesso confermò in sostanza, (anche scrivendomi, l’Arcidiacono Rainone. Così si regolava Alfonso, o per dir meglio, con questo principio si vendicava dei torti ricevuti, cioè beneficando i suoi offensori, e discolpando la loro perfidia.
Vi sarebbero centinaia di questi esempi, ma di nuovo ne parlerò in parte, anche in altro luogo».

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 33)  Leggi tutto nell’originale.

Il voto del “più perfetto” di Alfonso: “Egli stimò sempre il meglio, vedendosi attaccato nella persona, pazientare, tacere, e non giustificarsi. Questo far il meglio, si è da me sempre osservato in varie occasioni, non sapendo, che ne aveva voto» (Padre Caputo).