S. Alfonso. L’anima presentata al giudizio

GiubileoAlfo1

15. S. Alfonso. L’anima presentata al giudizio.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

15. S. Alfonso. L’anima presentata al giudizio.
♦ Alcuni rei in esser presentati ai giudici si son veduti talvolta sudar freddo e tremare; pensavano che i loro delitti restassero occulti, o che i giudici mitigassero le pene loro dovute.
♦ Quale sarà il terrore di un’anima rea, quando sarà presentata innanzi a Gesù Cristo il quale giudica con rigore, ed al quale niente è nascosto! Le dirà egli allora: “Io sono il tuo giudice, ed io il testimone di tutte l’ingiurie che mi hai fatte”.
♦ E’ sentenza comune dei Dottori che nello stesso luogo, dove l’anima si divide dal corpo, ella vien presentata al giudizio, e si decide la sua causa o di vita o di morte eterna. Ma se ella sarà spirata in peccato, che dirà l’infelice, quando Gesù Cristo le ricorderà le misericordie usate, gli anni conceduti, le chiamate fatte e tanti mezzi che le ha dati per salvarsi?
O Gesù mio e giudice mio, avrete a giudicarmi dopo la mia morte, le vostre piaghe mi saranno di spavento, rimproverandomi l’ingratitudine mia all’amore, che m’avete portato, patendo e morendo per me; ma ora esse mi danno animo e confidenza di sperare il perdono da voi, mio Redentore, che per non condannarmi avete voluto essere impiagato e crocifisso per amor mio. “Soccorri i tuoi figli, Signore, che hai redento col tuo sangue prezioso” (dal Te Deum).
Deh Gesù mio, abbiate pietà d’una vostra pecorella, per cui avete sparso il vostro sangue divino. Fatemi conoscere i mezzi, che ho da prendere per salvarmi, e datemi forza di eseguire la vostra volontà. Non voglio abusare più della vostra bontà.
O Madre di misericordia Maria, abbiate compassione di me..
(S. Alfonso, da Via della salute, Parte prima – Meditazioni per ogni tempo dell’anno, L’anima presentata al giudizio).
– Leggi tutta la meditazione.

O Gesù mio e giudice mio, avrete a giudicarmi dopo la mia morte, le vostre piaghe mi saranno di spavento, rimproverandomi l’ingratitudine mia all’amore, che m’avete portato, patendo e morendo per me; ma ora esse mi danno animo e confidenza di sperare il perdono da voi, mio Redentore.