S. Alfonso. Le anime dei giusti nelle mani di Dio

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195. S. Alfonso. Le anime dei giusti nelle mani di Dio.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

195. S. Alfonso. Le anime dei giusti nelle mani di Dio.

♦ Dal punto di vista umano la morte spaventa e si fa temere ma, vista con occhi di fede, consola e si fa desiderare. Essa appare terribile per i peccatori, ma si dimostra amabile e preziosa per i santi. Essa, dice san Bernardo, “è preziosa come fine delle fatiche, come compimento della vittoria e come porta della vita”.
Sì, la morte è termine delle fatiche e dei travagli: L’uomo nato da donna, è breve di giorni e sazio di inquietudine (Gb 14,1). Ecco qual è la nostra vita: è breve e tutta piena di miserie e di malattie, di timori e di passioni. I mondani che desiderano una vita lunga, che altro cercano, dice Seneca, se non un tormento più lungo? “Cercano come vita una lunga tortura”.

♦ Continuare a vivere non è altro che continuare a soffrire, come dice sant’Agostino. Infatti la vita presente non ci è data per riposare, ma per faticare e, attraverso le fatiche, meritare la vita eterna. Ce lo ricorda sant’Ambrogio: “Questa vita viene concessa all’uomo non per il riposo, ma per la fatica”. Perciò ha ragione Tertulliano nel dire che, “quando Dio abbrevia a qualcuno la vita, gli abbrevia il tormento”.

♦ Quindi, sebbene la morte sia stata data all’uomo in pena del peccato, tuttavia le miserie di questa vita sono tali e tante, che “la morte – dice sant’Ambrogio – sembra un sollievo, non una pena”.
Dio chiama beati quelli che muoiono nella sua grazia, perché finiscono le fatiche e vanno a riposarsi: Beati fin d’ora i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche (Ap 14,13).

I tormenti che in punto di morte fanno soffrire i peccatori, non affliggono i santi: Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà (Sap 3,1). I santi certamente non si rattristano nel sentirsi dire dal sacerdote quel “parti!”, che tanto spaventa gli uomini attaccati al mondo. I santi non si affliggono nel dover lasciare i beni della terra, perché hanno avuto il cuore staccato da essi; hanno sempre dichiarato: Roccia del mio cuore è Dio; Dio è la mia sorte per sempre (Sal 72,26). “Beati voi, scrisse l’Apostolo ai suoi discepoli che erano stati spogliati dei loro beni a causa di Gesù: Avete accettato con gioia di essere spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi (Eb 10,34).

(S. Alfonso, Apparecchio alla morte, VIII, 1))
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Quale pace è morire abbandonandosi al riposo nelle braccia di Gesù, che ci ha amati fino alla morte e che ha voluto subire una morte amara per ottenerci una morte dolce e serena! Signore, abbi pietà di un’anima che ti ama e so-spira di vederti per amarti con tutta se stessa. Donami la santa perseveranza, donami il tuo amore.