S. Alfonso. Le parrocchie della misericordia

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71. S. Alfonso. Le parrocchie della misericordia. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

71. S. Alfonso. Le parrocchie della misericordia.

♦ Vari furono i disordini rilevati da Alfonso facendo la santa Visita in S. Agata e nella Diocesi.
Tra tutti però il più grande è che si vedevano migliaia di anime disperse per le campagne, specialmente in S. Agata, abbandonate e senza aiuto spirituale.

  • Piuttosto vasto è il territorio di questa Città, contando da ventiquattro e più migliaia; ma quanto questo è esteso, altrettanto è seminato di villaggi e tugurj, di casalotti e masserie; e tra sobborghi e villaggi si contavano non meno di circa duecento famiglie, con milletrecento e più anime. Questo, se contribuiva all’opulenza della Città, col moltiplicarsi i generi, perché tutti impiegati nella coltura dei terreni, ritornava poi in detrimento e danno troppo grave delle anime.
  • Un popolo così grande lontano le più miglia dalla Città, era assoggettato ad una sola parrocchia, situata questa nel mezzo di quelle campagne, col titolo di S. Tommaso e distanti dalla Parrocchia e tra di loro i villaggi, chi due e chi tre miglia, e taluni anche le quattro e le cinque.
  • Tale situazione di popolo e di parrocchia non poteva esser per le anime senza loro grave detrimento. Se nell’estate rendevasi scabroso l’accesso alla Chiesa per i calori, in tempo d’inverno era del tutto disperato. La neve e le piogge, i torrenti che incontravano e le strade rovinate, diventavano tutti giusti motivi per esentare tanti e tanti anche dalla Messa: vale a dire, che vecchi specialmente, e fanciulli non vedevano mai la faccia del parroco.
  • Non vi era dottrina per i figliuoli, né catechismo per gli adulti. Anche questo è poco. Quasi tutti, essendo infermi, si vedevano abbandonati, e tante volte privi del Viatico, e dell’estrema Unzione.
  • Inorridì Alfonso ad un tale spettacolo. Deplorando lo stato del suo popolo, privo della divina parola e lontano dai Sacramenti, ne piangeva innanzi a Dio, e con la pace dello Spirito, anche il sonno se lo vedeva svanito.
  • Chiama più volte a consiglio i più rispettabili del Capitolo, e tra questi l’Arcidiacono Rainone, chiedendo come darsi riparo a tanto male. Ognuno, stringendosi nelle spalle, non sapeva che dire.
  • Alfonso, avendo rilevato in S. Vita i tanti Benefici che vi erano, e tutti di libera collazione, che per l’addietro venivano conferiti ai familiari dei Vescovi e ad altri forestieri, decise di  smembrare la parrocchia di S. Tommaso, e di erigerne altre tre, stabilendo la congrua per i nuovi Parroci con l’unione dei tanti Benefici.

Difficoltà non vi mancarono. Ma tutto superò Alfonso con la sua costanza e col suo zelo.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 23)  Leggi tutto nell’originale.

"Confesso che non sono santo, ma un povero peccatore e tremo del conto che ho da rendere a Dio per la mia mala corrispondenza a tante sue misericordie: ma non tremo per la sentenza che ho difesa perché la tengo incontrastabile, e tale la terrò fintanto che Vostra Paternità, o altri, non mi faccia conoscere il contrario".
Inorridì Alfonso ad un tale spettacolo. Deplorando lo stato del suo popolo, privo della divina parola e lontano dai Sacramenti, ne piangeva innanzi a Dio, decise di smembrare la parrocchia di S. Tommaso e di erigerne altre tre, stabilendo la congrua per i nuovi Parroci.