S. Alfonso. Le prostitute recidive

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253. S. Alfonso. Le prostitute recidive.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

253. S. Alfonso. Le prostitute recidive.

♦ L’11 ottobre 1767 Alfonso scrisse una lettera al Conte di Cerreto Ajo, del Duchino di Maddaloni, in cui si spiega tutta la sua preoccupazione:

♦ “Mi è occorso un fatto di molto mio dolore. Sappia V. E. che in Cologna, Casale di Santagata, vi era una zitella chiamata Carmina N., la quale prima era una devota figliuola, ma poi si è fatta una demonia, e tiene bottega aperta in quel Casale.
Ella è la rovina di tutti i Giovani de’ Casali ed anche di S. Agata, perché vi sono molti rivali e gelosi fra di loro; e poco tempo fa vi fu una rissa strepitosa di percosse, e, come sento, anche di una archibugiata.

♦ A tanto male solo V. E. può rimediarvi, con scrivere al Governatore, e farla esiliare per venti miglia lontano da Sant’Agata. Solamente così  si può rimediare a tale scandalo, perché tutte le ammonizioni fatte, sono andate tutte perdute.
Questa peste di gente non è da tollerarsi nei luoghi piccioli, perché con lo scandalo e col malaffare, sono di rovina per tutta la popolazione.
Io ne ho già parlato a D. Francesco Mussilli ed al Governatore D. Nicolò Pisante; ma se questi non hanno l’oracolo di V. E. non faranno niente.

Io per me non ho altra speranza, né mezzo in ciò, che il favore di V. E., che ha tanto zelo per la gloria di Dio, e per il bene dei Vassalli dell’Eccellentissima sua Casa.
Aspetto con premura le sue grazie, e resto con tutto l’ossequio umilmente dichiarandomi”.

Quanto chiese Alfonso, tanto ottenne.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 59)  Leggi tutto nell’originale.

Circa le prostitute recidive Alfonso scriveva: “Questa peste di gente non è da tollerarsi nei luoghi piccioli, perché con lo scandalo e col malaffare, sono di rovina per tutta la popolazione”.