S. Alfonso. L’incendio dell’ira

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334. S. Alfonso. L’incendio dell’ira.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

334. S. Alfonso. L’incendio dell’ira.

  • In casa di D. Caterina Lucca era insorto un grave dispiacere. I suoi cognati si trovarono divisi di parere: chi voleva le due figlie monacate nel Monastero di Airola, ove erano educande, e chi nel nuovo del SS. Redentore aperto in S. Agata. Il dispiacere divenne abbastanza grave e ci andarono di sotto anche le figliuole.
    In quest’angustia D. Caterina fece capo a Monsignore Alfonso, il quale, chiamò a sé i due Gentiluomini. Tutti e due se ne ritornarono a casa uniti di sentimento, affezionati alle Nipoti, e tutto mutati da quello che erano.
  • Un giorno si erano alterati gli animi tra il cuoco e lo sguattero. Questi fu talmente preso dallo sdegno, che, dato di piglio ad un coltellaccio, inseguì il cuoco per ammazzarlo. Il poveretto si rifugiò nella stanza di Monsignore, e ne puntellò la porta. Lo sguattero, deciso ad ucciderlo, si mise a scuoterla con violenza. Tutta la Corte si vide in agitazione, né si osava di avvicinarlo. Monsignore volle che gli si fosse aperto, e con poche parole lo rasserenò, e mise in pace. il il Vicario e tutti volevano che si fosse carcerato e licenziato. Monsignore non volle né l’uno, né l’altro. Volle solo che si fossero rappacificati; e fu tale la sua raccomandazione che essi cominciarono ad amarsi, né ci fu più livore tra di loro.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 64)  Leggi tutto nell’originale.

Per chi si meritava carcere e licenziamento per furiose liti causate, Monsignore raccomandava invece riconciliazione e pace.