S. Alfonso. L’indurimento del cuore, segno di pericolo

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103. S. Alfonso. L’indurimento del cuore, segno di pericolo.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

103. S. Alfonso. L’indurimento del cuore, segno di pericolo.

♦ Inoltre il male abito indurisce il cuore. E Dio giustamente lo permette in pena delle resistenze fatte alle sue chiamate. Spiega S. Agostino: Non è che Iddio indurisce il mal abituato, ma gli sottrae la grazia, in pena dell’ingratitudine usata alle sue grazie; e così il di lui cuore resta duro e fatto come di pietra”. ♦ Quindi avverrà che dove gli altri si inteneriscono e piangono in sentir predicar il rigore del divino giudizio, le pene dei dannati, la passione di Gesù Cristo, il male abituato non resterà commosso, ne parlerà e sentirà parlare con indifferenza, come fossero cose che a lui non appartenessero; e a tali colpi egli diventerà più duro.
Anche le morti improvvise, i tremuoti, i tuoni, i fulmini non lo spaventeranno più: più che svegliarlo e farlo ravvedere, gli concilieranno quel sonno di morte, in cui dorme perduto.
♦ Il mal’abito a poco a poco fa perdere anche il rimorso della coscienza. Al mal abituato i peccati più enormi gli sembrano niente. Il far male porta seco naturalmente un certo rossore, ma dice S. Girolamo che i mal abituati perdono anche il rossore peccando. S. Pietro paragona il mal abituato al porco che si rivolta nel letame: Come il porco, rivoltandosi nel loto, non ne sente egli il fetore; così accade al mal abituato: quel fetore che si fa sentire da tutti gli altri, egli solo non lo sente. Onde avviene che in vece di rattristarsi dei suoi peccati, se ne rallegra, se ne ride e se ne vanta.
Che segni sono questi di tal diabolica durezza? Dice S. Tommaso di Villanova, sono segni tutti di dannazione. Fratello mio, trema che non ti avvenga lo stesso. Se mai hai qualche male abito, procura d’uscirne presto, ora che Dio ti chiama. E se ti morde la coscienza, sta allegramente perché è segno che  Dio non ti ha abbandonato ancora. Ma emendati, ed esci presto; perché se no, la piaga si farà cancrena, e sarai perduto.
O Signore, come potrò ringraziarvi come debbo, di tante grazie che mi avete fatte? Quante volte mi avete chiamato, ed io ho resistito? O Dio dell’anima mia, per i meriti del vostro Figlio e mio Redentore, ricevetemi nella vostra grazia, e datemi la perseveranza nel vostro amore.
O Maria Madre mia, fate che questa vita che mi resta, non mi serva più per offendere il vostro Figlio, ma solo per amarlo e per piangere i disgusti che gli ho dati.

(S. Alfonso, Apparecchio alla Morte, Considerazione XXII –  Del mal’abito. Punto II). 
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Avverrà che dove gli altri si inteneriscono e piangono in sentir predicar il rigore del divino giudizio, le pene dei dannati, la passione di Gesù Cristo, il male abituato non resterà per nulla commosso: ne parlerà e sentirà parlare con indifferenza, come fossero cose che a lui non appartenessero; e a tali colpi il suo cuore diventerà più duro.