S. Alfonso. Mangiava come un anacoreta

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349. S. Alfonso. Mangiava come un anacoreta.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

349. S. Alfonso. Mangiava come un anacoreta.

♦ Il vescovo Alfonso sin da principio per suo vitto  stabilì minestra e lesso. Ma questa decisione, se si fissò in tabella, non passò in cucina. Infatti non mancavano pretesti perché si privasse del lesso, e per lo più si contentava della sola minestra e poca frutta; talvolta minestra e qualche pesciolino. Lavori di pasta, bocconotti saporiti… tutto era proibito per lui.
Il Vicario Rubbini attestò, che per vari anni si cibò una volta al giorno. Ci fu tempo, ed anche per anni, che quasi sempre mangiava di magro. Ridusse a tal miseria il suo vitto che a stento tirava la vita.

♦ Non potendo il corpo mantenersi con un vitto così tenue, il vescovo appariva languido ed abbattuto. Attesta il Sacerdote D. Virgilio Cimino, che fu anche suo Segretario, che i medici, vedendolo mal ridotto, ordinarono al Fratello Laico che almeno la minestra si fosse condita col brodo di carne. E così fece, dandogli a capire che era preparata col burro e non con la carne.

♦ Scrisse il P. Buonopane: “Una mattina, essendomi trovato a tavola con lui, prese solo un poco di pan cotto ed una braciola, ma il Vicario ed altri commensali ebbero due minestre col di più previsto.
Ma questo stentato vitto era anche giornalmente attossicato da erbe amarissime, come centaura, aloe, e simili. I suoi avanzi di tavola erano così amari, che erano rifiutati dai gatti, nonché dai poveri.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 72)  Leggi tutto nell’originale.

Il già ridotto vitto era giornalmente attossicato da erbe amarissime, come centaura, aloe, e simili; i suoi avanzi di tavola erano così amari, che erano rifiutati dai gatti, nonché dai poveri.