S. Alfonso. Misericordia con gli inadempienti

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303. S. Alfonso. Misericordia con gli inadempienti.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

303. S. Alfonso. Misericordia con gli inadempienti.

♦ Alfonso aveva fatto licenziare dalla taverna e casa della Mensa una donna, stimandola discola, ma non era tale.
Questa poveretta, cominciò una novena a S. Giuseppe e si portò in Arienzo. Venne ammessa da Monsignore, che le domandò di qual Santo era ella devota. “Di S. Giuseppe”, rispose la donna. Le disse Monsignore, che aveva già appurato la verità: “E S. Giuseppe vi ha fatta la grazia; mi ha detto che non vi cacciassi”.
Ormai graziata, la donna cominciò a dire che l’affitto era caro. E Alfonso, vedendola povera e volendola rimandare consolata in tutto, le disse: “Su via, quanto volete pagare?”. Correndo l’affitto per ventisette ducati, la donna ne offrì ventuno. Monsignore non rifiutò; e tanto seguitò a pagare per tutto il tempo che vi fu Vescovo; ma in seguito ella dovette pagare trentasei ducati, e non ventuno.

Attestano il Fratello Francescantonio ed il Servitore Alessio, che venendo licenziato un Economo in ritardo di circa quattrocento ducati, Alfonso, vedendolo piangere e confessare la propria trascuratezza, si strinse nelle spalle e graziosamente lo mandò in pace.
Taluni strepitarono, volendo che lo si citasse in giudizio. E Monsignore, mezzo alterato, riprese: “Che corte e giudizio. Questo ha soddisfatto, e non è poco il confessare la propria turpitudine. Sarebbe un bel vedere, un Vescovo, per proprio interesse, comparire in giudizio e voler rovinare un poveretto”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 69)  Leggi tutto nell’originale.

Vedendo un economo piangere e confessare la propria trascuratezza (era in ritardo di circa quattrocento ducati), Alfonso graziosamente lo rimandò in pace: “Questo ha soddisfatto, confessando la propria turpitudine. Che giudizio? Sarebbe un bel vedere un Vescovo che vuol rovinare un poveretto”.