S. Alfonso. Misericordia e strategia della missione popolare

GiubileoAlfo2

21. Misericordia e strategia della missione popolare.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

21. Misericordia e strategia della missione popolare.

♦ Volendo accreditata la Missione, Alfonso esigeva che fosse ricevuta, coll’incontro del Clero alla porta della città, o Paese, col festivo suono di tutte le campane. In piazza faceva egli l’invito con un sermone, quanto breve, altrettanto commovente, ed unito col Popolo si portava in Chiesa.
Adorato il Venerabile [SS. Sacramento], apriva la Missione, rilevando con una predica le Misericordie di Dio sopra del paese; e ritirato in casa, per tre sere susseguenti destinava più soggetti, che fatta notte, coi Crocifissi inalberati, si fermassero ai crocicchi della Città, facendo degli svegliarini nei luoghi più popolati, con invitar tutti ad assistere alla Missione.

♦ Di per tempo la mattina vi era in Chiesa la predica per coloro, che uscir dovevano alla campagna. Finita la predica ognuno dei Missionari seder doveva ai Confessionali, chi destinato per gli uomini, e chi per le donne.
♦ Preso un breve riposo, destinava nel dopo pranzo due dei suoi per la dottrina Cristiana ai fanciulli: uno per li figliuoli, e più provetto l’altro per le ragazze. Quest’opera Alfonso l’aveva sommamente a cuore, e non vi destinava, che i migliori soggetti. Non volendo i figliuoli nell’atto grande della predica, perché incentivi o di disturbo, o di schiamazzi; procurava, che quest’esercizio fatto si fosse in altra Chiesa; e terminata la dottrina, vi era per quelli una predica istruttiva, adattata al loro talento.
♦ Radunate le donne in Chiesa, terminato il Vespro, si cantava prima il Rosario della Vergine, non in latino, ma in lingua italiana, affinché avvezzate, l’avessero poi così continuato, capendo ciò che dicevano. Un Padre, che vi assisteva, avendo fatto l’introduzione, e rilevato quanto quest’ossequio fosse per esser caro a Maria Santissima; ne’accennava, e spiegava i Misteri con le indulgenze, che si lucrano da chi devotamente lo recita; e sopratutto lor si raccomandava, che ogni sera recitato l’avessero anche in casa in comune con la famiglia.
♦ Riunito il Popolo, subentrava altro soggetto a fare il Catechismo. Questi sminuzzar doveva i principali doveri, che verso Dio assistono, verso il prossimo, e verso noi medesimi. Rilevava le parti integrali per esser valida la Confessione, ed il grave danno, che risulta dalle Confessioni invalide, massime se sacrileghe; e sopratutto si rilevava l’ingiusto tolto e ritenuto. In fine del Catechismo voleva Alfonso, che raccontato si fosse al Popolo l’infelice successo, o morte disperata avvenuta a qualche anima, che non confessioni sacrileghe fosse passata all’altra vita.
Così voleva che ogni giorno, dopo il fatto del sacrilegio, insinuate si fossero varie prediche di pietà, che si dovevano esercitare alzandosi di letto la mattina, e coricandosi di sera. Queste devote pratiche, diceva egli, se si hanno a memoria, operano del gran bene; ed esigeva che le madri imparate le avessero a propri figliuoli.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Secondo, Cap. LI).
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Alfonso voleva che ogni giorno insinuate si fossero varie prediche di pietà, che si dovevano esercitare alzandosi di letto la mattina, e coricandosi di sera. Egli diceva: “Queste devote pratiche, se si hanno a memoria, operano del gran bene”. Ed esigeva che le madri imparate le avessero a propri figliuoli.