S. Alfonso. Misericordia vera e non misericordia di comodo

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92. S. Alfonso. Misericordia vera e non misericordia di comodo. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

92. S. Alfonso. Misericordia vera e non misericordia di comodo.

♦ Nel nominare i Parroci, Alfonso non si faceva intenerire da motivi di comodo finalizzati al bene personale del richiedente, ma guardava con occhio di vera misericordia al bene spirituale del popolo; sceglieva chi credeva più idoneo.

  • In Airola, la Chiesa dei Padri Olivetani era Parrocchia. L’Abate Caracciolo, avendone il diritto, presentò a Monsignore per la nomina di Parroco un Sacerdote. Monsignore si meravigliò, vedendosi proposto un soggetto che si sapeva altero e rissoso, e che sopratutto aveva inquietato e litigato col proprio padre. Disse Alfonso all’Abate: “Se ha malmenato il Padre, come posso darlo per Padre ai poveri filiani?”.
    L’Abate voleva sostenere il prete e, a tal fine, procurò attestati da mezzo mondo. Insistette, e non lasciò mezzo per ottenere l’intento; ma Monsignore si rese inflessibile; così dovette presentare altro soggetto. Contrariato e troppo formalizzato restò l’Abate, ma Monsignore, sicuro della propria coscienza, non si diede per inteso.
  • Non solo badava Monsignore al costume ed alla dottrina, ma esaminava anche l’attitudine per disimpegnarsi. Troppo prevaleva in lui il discernimento e la prudenza. Un uomo santo, ma freddo, o tanto santo, che solo badasse a sé, e non curasse gli altri, Alfonso non lo stimava per un buon Parroco.
  • Essendo vacata la Parrocchia di S. Tommaso, gli fu proposto il mansionario D. Mattia Conegno, soggetto avanzato di età, molto capace e di costumi illibati. Ognuno già l’aveva per Parroco; ma non fu così. Monsignore, conoscendolo uomo di poco spirito, come lo era, ed essendo i filiani di quella Parrocchia gente altera e quasi selvatica, giudicò che facilmente l’avrebbero contrastato. Allora, mise da parte questa proposta, e fece la scelta del mansionario D. Giovanni Fusaro, ancorché giovanotto ed asceso di fresco al Sacerdozio. Scelse questo, perché di maggior petto coi filiani, e più valido per resistere alla fatica.
    Come previde, così fu. Indefesso fu il Fusaro nell’operare, si faceva stimare da tutti, e riuscì un ottimo Parroco, con soddisfazione del pubblico e con compiacimento di Monsignore.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 31)  Leggi tutto nell’originale.

Vedendo proposto per Parroco un soggetto che si sapeva altero e rissoso, e che sopratutto aveva litigato col proprio padre, decise Alfonso: “Se ha malmenato il Padre, come posso darlo per Padre ai poveri filiani?”. E il soggetto proposto non fu parroco.