S. Alfonso. O voi che in tante mie pene amare.

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288. S. Alfonso. O voi che in tante mie pene amare..

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

288. S. Alfonso. O voi che in tante mie pene amare.
(Maria Addolorata che parla sul Calvario)

  1. O voi ch’in tante mie pene amare
    lieti ne andate per questa via,
    vedete oh Dio, se mai vi sia
    dolore eguale al mio dolor.
  2. Questo che innanzi lacero, esangue
    mi sta morendo su di quel legno,
    questo è mio Figlio, che non è degno
    di strazi e scherni, ma sol d’amor.
  3. Questo è quel Figlio, che ‘l gran Fattore
    del Mondo tutto vanta per Padre;
    e questo è Quello che per sua Madre
    prima del mondo mi destinò.
  4. Eglì è quel Dio che in quella notte
    vidi la prima fatto Bambino,
    che col suo bello Viso Divino
    sin da quel punto m’innamorò.
  5. Egli mi scelse per sua diletta
    fida compagna della sua vita:
    e poi mi tenne sempre ferita
    e innamorata di sua beltà.
  6. E questo è Quello, ch’ora mi vedo
    su quel d’affanni letto funesto
    morir tra pene sì afflitto e mesto,
    che ancor le pietre move a dolor.
  7. Dove si volge, Egli non trova
    chi lo difenda, o lo conforti;
    ma tutti vede intenti e accorti
    a far più duro il suo patir.
  8. Eterno Padre, Tu che sì l’ami,
    come dal CieloTu puoi soffrire
    veder tal Figlio tanto patire,
    e non avergli neppur pietà?
  9. Ma oh Dio, che ‘l Padre vestito il vede
    di nostre colpe, ed Egli irato
    seco si mostra; finché spirato
    nol miri in Croce per nostro amor.
  10. Figlio diletto, or che alla morte
    già sei vicino, almen sapessi
    io consolarti, o almen potessi
    tra le mie braccia farti spirar!
  11. Ahi, che non posso darti sollievo:
    anzi ch’io stessa col mio dolore
    porto più pena al tuo bel Core,
    rendo più amaro il tuo morir.
  12. Anime amanti, amate, amate
    chi tutto acceso per voi d’Amore,
    tutto contento per voi sen more,
    e a voi non cerca altro che Amor.

(S.Alfonso, Le canzoncine spirituali, O voi che in tante mie pene amare).
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Figlio diletto, oh io non posso darti sollievo: anzi ch’io stessa col mio dolore porto più pena al tuo bel Core, rendo più amaro il tuo morir.