S. Alfonso. Paladino della benignità e misericordia

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68. S. Alfonso. Paladino della benignità e misericordia. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

68. S. Alfonso. Paladino della benignità e misericordia.

♦ Per aver sostenuto posizioni morali moderate e benigne, il Vescovo Alfonso fu attaccato aspramente e pubblicamente dal domenicano P. Vincenzo Patuzzi, che scrisse contro di lui un violento libello.
Alfonso non spostandosi dalla sua moderazione riscrisse al Patuzzi il 16 gennaio 1764:

♦ Ricevo la sua stimatissima mista di lodi e consigli, di ammonizioni, rimproveri, e spaventi”…
Mi dice di meravigliarsi che io meno una buona vita (avrebbe meglio detto, che inganno il Mondo), che tengo una dottrina poco sana.
Padre mio, io giudico e vedo tutto l’opposto. Vedo che la mia vita non è né buona né esemplare, ma piena di difetti. Mentre invece ritengo che il mio sistema sia sanissimo e certo… Perciò seguito a sciogliere le opposizioni che mi vengono fatte, con il nerbo di sode dottrine, specialmente con S. Tommaso e coi medesimi fautori del sistema opposto…
♦ Ella dice che anche i Calvinisti sostengono essere più sicuro il salvarsi nella loro dottrina, negando la necessità delle opere buone. così come è più facile il salvarsi nel sistema che nega la necessità di seguir le opinioni più tute.
Resto obbligato per l’onore che la Paternità sua mi fa di assomigliare la mia risposta ad una bestemmia di Calvino. Ma quest’opinione di Calvino è moralmente certa? Non solo non è certa,ma neppure è probabile; anzi è certamente falsa, e contraria a quel che insegna la Chiesa Cattolica…
Ella mi presenta l’orrore dei divini giudizi… Confesso che non sono santo, ma un povero peccatore, e veramente tremo del conto che ho da rendere a Dio per la mia mala corrispondenza a tante sue misericordie: ma non tremo per la sentenza che ho difesa. Io sto sicuro e certo, che per questa sentenza non posso dannarmi, mentre la tengo per incontrastabile, e tale la terrò fintanto che Vostra Paternità, o altri non mi faccia conoscere il contrario…
♦ Giacché Vostra Paternità mi consiglia a riflettere se non mi troverò reo avanti a Dio per aver voluto sostenere questa mia sentenza benigna, mi permetta che anch’io la preghi (giacché ella amministra continuamente a tanti il sacramento della Penitenza) a considerare se forse Ella dovrà tener conto più stretto di me a Dio, in aver seguito la sentenza rigida, con imprigionare e restringere le coscienze dei suoi penitenti, a tener per certamente illecito ciò che non era tale: e questo sarà stata causa di far commettere molti peccati formali, che avanti a Dio non erano tali, e con ciò aver causata la dannazione di molti”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 21)  Leggi l’originale.

"Confesso che non sono santo, ma un povero peccatore e tremo del conto che ho da rendere a Dio per la mia mala corrispondenza a tante sue misericordie: ma non tremo per la sentenza che ho difesa perché la tengo incontrastabile, e tale la terrò fintanto che Vostra Paternità, o altri, non mi faccia conoscere il contrario".
“Confesso che non sono santo, ma un povero peccatore e tremo del conto che ho da rendere a Dio per la mia mala corrispondenza a tante sue misericordie: ma non tremo per la sentenza che ho difesa perché la tengo incontrastabile, e tale la terrò fintanto che Vostra Paternità, o altri, non mi faccia conoscere il contrario”.