S. Alfonso. Un vescovo affisso in croce. 1768

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142. S. Alfonso. Un vescovo affisso in croce. 1768.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

142. S. Alfonso. Un vescovo affisso in croce. 1768.

♦ Finalmente si ammansì la febbre, ma non si addolcirono i dolori. Pertinace e troppo dolorosa fu questa artrite. Non trovando giusta posizione nel letto, la trovò sopra una sedia. E ivi, inchiodato con quel travaglio, se la passava di giorno e di notte.
Non essendo nello stato di potersi muovere e rivestire, restava in camicia o con le sole mutande,  facendo compassione a tutti. Il P. Villani, non sapendo come salvare la modestia, gli fece adattare sopra una leggera tela di sangallo oscuro.

♦ L’artrite progrediva: ove prima aveva sede nell’osso scio e per il tratto della gamba, in seguito si vide diffusa, e con maggior pena, in tutte le giunture del corpo. Tutto soffriva Alfonso con invitta pazienza; né mai s’intese un lamento dalla sua bocca.
In questo stato così deplorabile, inchiodato sopra una sedia, si vedeva sollecito con stupore d’ognuno, come se nulla patisse, nell’informarli delle cose della Diocesi e riparare quegli scandali che non mancavano.

Durante questo travaglio erano così vive le sue aspirazioni verso un gran Crocifisso, che aveva di fronte, che non mancò persona registrarsene. Lo si sentiva dire: “Signore, vi ringrazio che mi date un saggio dei dolori che soffriste nei nervi quando vi conficcarono sulla croce –  Voglio patire, Gesù mio, come e quanto vuoi tu: dammi solo pazienza = Hic ure, hic seca, hic non parcas ut in aeternum parcas (brucia, taglia, non risparmiarmi qui, purché mi salvi per l’eternità – S. Agostino) .

  • Esclamava talvolta: “Poveri dannati, come senza merito potete soffrire nell’inferno? = Gesù mio, speranza mia, unico rimedio di tutti i mali =
  • Vedendosi in braccio alla morte, lieto esclamava: “O che bel morire abbracciato alla croce”
  • Invidiando la sorte dei poveri, lo si sentiva dire: “Muore più contento un povero che ama Dio, che tutti i ricchi del mondo; e vale più un’ora di patimenti, che tutti i tesori della terra”.
  • Essendo tormentato dalla insonnia, disse: “Vorrei prendere un poco di sonno, ma Dio non vuole, ed anch’io voglio stare senza dormire.
  • Guardando il suo saccone che faceva da materasso, e non potendolo godere, disse un giorno: “Vale più un pagliericcio che tutti i padiglioni di oro e di argento”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 42)  Leggi tutto nell’originale.

“Signore, vi ringrazio che mi date un saggio dei dolori che soffriste nei nervi quando vi conficcarono sulla croce – Voglio patire, Gesù mio, come e quanto vuoi tu: dammi solo pazienza”