ULTIMA CENA DI GESÙ

Giovedì Santo
5. L’ULTIMA CENA DI GESÙ CON I SUOI DISCEPOLI

Sapendo Gesù che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi…, li amò sino alla fine (Gv 13,1). Prima di partire da questo mondo, Gesù volle mostrare agli uomini, che aveva amato tanto, gli ultimi e più grandi segni del suo amore.

Così, mentre siede alla mensa con i suoi discepoli, ardendo di carità, si rivolge ad essi dicendo: Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi (Lc 22,15). “Discepoli miei, disse loro (e lo diceva anche a tutti noi), in tutta la mia vita ho sempre desiderato di fare con voi questa ultima cena perché, dopo di essa, andrò a sacrificarmi per la vostra salvezza”.

Dunque, Gesù mio, tu hai desiderato tanto donare la vita per noi, misere tue creature! Questo tuo desiderio accende nei nostri cuori il desiderio di soffrire e morire per amor tuo, come tu hai sofferto tanto e sei morto per amore nostro. Amato Redentore, facci capire quello che vuoi da noi, e noi vogliamo compiacerti in tutto, per corrispondere almeno in parte al tuo grande amore.
Accresci sempre più in noi questo santo desiderio: esso ci faccia dimenticare il mondo e noi stessi, affinché d’ora in poi non pensiamo ad altro che a contentare il tuo cuore innamorato.

Durante la cena viene portato a tavola e consumato l’agnello pasquale. Esso era figura del nostro Salvatore che, il giorno seguente, il mondo avrebbe visto immolarsi sull’altare della croce, consumato dai dolori.
Giovanni, chinandosi sul petto di Gesù… (Gv 13,25). Fortunato te, diletto Giovanni che, poggiando la testa sul petto di Gesù, comprendesti allora la tenerezza del suo cuore verso quelli che lo amano!

Mio dolce Signore, questa grazia tu l’hai concessa più volte anche a me: anch’io ho conosciuto la tenerezza del tuo amore, quando tu mi hai consolato con la tua luce e con dolcezze spirituali. Ciò nonostante, neppure io ti sono stato fedele! Non permettere più che io viva da ingrato verso la tua bontà. Io voglio essere tutto tuo: accettami e soccorrimi.

Si alzò da tavola, si tolse la veste, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto (Gv 13,4-5). Il re del mondo, l’Unigenito del Padre si abbassa a lavare i piedi alle sue creature! Sarebbe stato già un grande favore se Gesù avesse permesso loro di lavare i suoi piedi divini con le loro lacrime, come aveva fatto con la Maddalena. Invece fu lui a mettersi ai piedi dei suoi servi per lasciarci, al termine della sua vita, questo grande esempio di umiltà e quest’altro segno del suo grande amore per noi.
E noi, Signore, continueremo a essere così superbi da non poter soffrire una parola di disprezzo, una minima disattenzione, senza risentirci subito e senza pensare di vendicarci? Eppure, per i nostri peccati, abbiamo meritato di essere calpestati dal demonio nell’inferno!

Gesù mio, il tuo esempio ci rende amabili anche le umiliazioni e i disprezzi. Io ti prometto di voler soffrire per amor tuo, da oggi in poi, qualunque ingiuria e affronto che mi sarà fatto.

da Considerazioni ed affetti sopra la Passione – III.