Vangelo e riflessione Domenica 27 TOC

 TO-27 L’annuncio della Parola oggi

            • 1. Vangelo e riflessione della Domenica 27ª del Tempo Ordinario-C: «Se aveste fede!»
            • 2. Videoriflessione – Granellino di senape – di padre Giuseppe De Nardi – da Gloria.TV.
            • 3. “Non desiderare la donna d’altri” con Salvatore Martinez – da Gloria.TV.
            • 4. Transito di San Francesco – da Gloria.TV.
            • 5. Una riflessione di S. Alfonso: Fede e umiltà.

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“La parola di Dio dimora in voi che avete vinto il maligno” (1Gv, 2,14).

1. Vangelo della domenica –  (Lc 17,5-10)
« Se aveste fede! ».

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

 

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Un consiglio per non bloccarsi: aprirli uno per uno e lasciarli terminare.

2. Fede quanto un granellino di senape – di padre Giuseppe De Nardi, parroco di Tiberiade (dur. 7,12) – da Gloria.Tv.

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3.  “Non desiderare la donna d’altri” con Salvatore Martinez – (dur. 17,05) di gioiafelice. – da Gloria.TV.

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4. Transito di San Francesco  (dur. 4,53) – da Gloria.TV.

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5. Una riflessione di S. Alfonso:  1760 – Fede e umiltà.

Bisogna che ci guardiamo dal gloriarci di qualunque bene che succede per opera nostra…
Chi sta nei luoghi alti, facilmente patisce giravolte di testa. Quanti, anche sacerdoti, per non essere umili son miseramente caduti in precipizi. Montano giunse a far miracoli e poi per l’ambizione divenne eresiarca. Taziano scrisse tanto e così bene contro gl’idolatri, e similmente per la superbia divenne eretico. Fra Giustino Francescano giunse ai gradi più alti della contemplazione, e per l’alterigia morì apostata e dannato.
Narrasi nella vita di s. Palemone che un certo monaco, camminando sulle brace, se ne vantò dicendo: «Chi di voi cammina sui carboni senza bruciarsi?» Lo corresse s. Palemone: ma il misero, restando gonfio di sé, cadde poi in peccato e morì in cattivo stato.
L’uomo spirituale ch’è superbo è un ladro peggiore degli altri, perché usurpa, non le robe, ma la gloria di Dio. Perciò san Francesco pregava: Signore, se mi date qualche bene, custoditevelo voi, perché altrimenti io ve lo rapirò.
E così ancora bisogna che preghiamo anche noi, e diciamo con s. Paolo: “Per la grazia di Dio sono quello che sono“. Giacché noi non siamo capaci, non dico a fare opere buone, ma neppure ad avere un buon pensiero da per noi.
Quindi ci avvertì il Signore: “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
Tutte le opere nostre qual utile mai posson recare a Dio? Che bisogno mai può avere Dio dei nostri beni? Che cosa può ricever da te Iddio che lo renda più ricco?
Siamo servi inutili, perché tutto è niente quanto facciamo per un Dio, che merita un infinito amore e che tanto ha patito per amor nostro. Quanto operiamo per Dio, a tutto siamo tenuti per obbligo e per gratitudine.
Tanto più che quanto facciamo è più opera sua che nostra. Chi non deriderebbe le nubi, se si vantassero delle piogge che mandano? Così nelle opere dei santi bisogna lodare non tanto i santi che le fanno, quanto Iddio che opera per loro mezzo.
(Selva di materie predicabili – Parte seconda – Delle istruzioni, Istruz. VI. Circa l’umiltà).
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Papa Francesco anche da Assisi ha lanciato il suo grido di dolore per le tragedie che si compiono a danno dei poveri, come a Lampedusa, dove nel naufragio del 3 ottobre sono morte centinaia di naufraghi in cerca di una vita migliore.
Papa Francesco anche da Assisi ha lanciato il suo grido di dolore per le tragedie che si compiono a danno dei poveri, come a Lampedusa, dove nel naufragio del 3 ottobre sono morte centinaia di naufraghi in cerca di una vita migliore.