Vita redentorista 134

Vita Redentorista – Rubrica quotidiana – 14 maggio

Questo giorno vissuto con spirito redentorista

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1. Dalle Costituzioni e statuti
Art. 7: La Vice-Provincia
La Vice-Provincia, per rendere più efficiente il suo apostolato, gode di adeguata libertà e potere per adattare il suo modo di vivere alle esigenze missionarie locali. (Cost. 134).

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2. Pensiero e testimonianza sulla Virtù del mese: La Povertà.

  • Pensiero = I poveri di spirito sono molto premiati così in questa come nell’altra vita. Ma qui sta il punto e ritrovare una religiosa vera povera di spirito. Esaminiamo dunque e vediamo dove consiste la vera povertà di spirito.
    Per prima ella consiste non solo in non aver niente, ma ancora in non aver desiderio di niente, fuorché di Dio. Chi è vero povero di robe, ma le desidera, ha solamente la pena della povertà, ma non la virtù. (S. Alfonso).
  • Testimonianza = su P. P. Andrea Villani. – Leggi tutto.

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3. Redentoristi nel Mondo
I Redentoristi e il “modo nuovo” – Note di spiritualità.
di P. Serafino Fiore

La vera novità
Nuovo” è la parola che torna più di tutte nel tema del sessennio.
Sembra che l’ansia della novità abbia preso il Capitolo Generale, ma non è così. Certo i Capitolari hanno auspicato nuovi linguaggi, mezzi, strutture e strategie per predicare il vangelo. Hanno parlato di cuore e speranza rinnovata. Ma la prima “novità” a cui guardavano era un’altra.
Il mondo pensa il nuovo in termini di prodotto. La tecnologia ci procura ogni giorno l’ultimo telefonino. La scienza arriva a scoprire la “particella di Dio”. I media ricevono e diffondono notizie. Il mondo vive di questo, la novità segna il ritmo della sua vita.

Per il vangelo c’è un’unica, grande novità, ed è Cristo. È lui la pienezza del creato. È Lui che, fermentando la realtà, crea novità. In lui Dio si fa carne e fa nuove tutte le cose, riportandole al disegno originale. Il mondo diventa sacramento dell’amore del Padre. Ritroviamo il nostro essere figli, quindi fratelli tra noi. La notizia che racconta di Cristo rinnova l’esistenza.
Il mondo può pensare a nuovi centri commerciali, può migliorare ospedali, strade e metropolitane. Può realizzare una società più vivibile e progredita. Ma niente e nessuno può sostituire la novità Cristo, espressione perfetta di come il Padre ha voluto la vita. Il Cristo che il mondo stesso ha scelto di uccidere e poi ignorare.

Io sono chiamato a vivere e sperimentare questa novità, nella mia carne. Accade nel momento in cui il vangelo diventa buona notizia per me. Vivo il nuovo quando un ideale di bontà e di amore diventa mia esperienza vissuta. Vivo il nuovo quando imparo, passo dopo passo, a decentrarmi dal mio Io e a fare di Dio l’unico centro che conta. Vivo il nuovo se rifaccio oggi i voti che ho professato anni fa. Vivo il nuovo quando presto orecchio oggi al grido di salvezza che mi raggiunge. Quando mi guardo in giro e leggo i segni dei tempi. Mi interrogo, e cerco di rispondervi.

Dalla tradizione Redentorista
Le tappe che hanno visto sorgere la nostra Congregazione nella Chiesa sono segnate anche esse dal “nuovo”. Il rapporto difficile che Alfonso, la Crostarosa e Sarnelli ebbero con monsignor Falcoia trova in questo aggettivo una parola chiave. Il ruolo di Falcoia è stato provvidenziale per lo stabilirsi e il procedere della comunità Redentorista nei primi undici anni di vita, in mezzo a tante difficoltà. Pur tuttavia, Falcoia non colse la “novità” che il progetto di Alfonso e Maria Celeste comportava, né il modo “diverso” con cui Sarnelli lo incarnava.

Quando Alfonso tenta la via dell’approvazione papale, emerge il “suo” progetto, fino ad allora confidato ai suoi appunti di coscienza. È un progetto diverso da quello di una vita religiosa tradizionale, nella quale Falcoia lo aveva collocato. Più volte lui dice: “noi non siamo come gli altri Istituti”, “le nostre missioni sono differenti”. Il modo in cui pensa la comunità Redentorista, la sua ubicazione, la sua accoglienza e disponibilità alla gente, il suo cercare gli abbandonati, hanno un profilo di “novità”: la continuazione di Cristo in quanto Redentore ed evangelizzatore. Qui è l’intento della comunità, non nell’imitazione di virtù al servizio della santificazione personale.
Questo rende il carisma Redentorista aperto al nuovo, nel senso di flessibilità e adattamento alle urgenze. Lo stesso Alfonso si rallegrò al sentire di Clemente M. Hofbauer e Tadeo Hübl, che facevano tanto bene in un contesto così diverso come quello di Varsavia, tentando strategie nuove.

Perciò il Capitolo Generale, invitandoci a “predicare il vangelo in modo nuovo”, ha citato san Clemente. In realtà questa frase è un suo insegnamento di vita, rimasto nella memoria di Emmanuel Veith, allievo del santo e predicatore al Duomo di Vienna: egli asseriva di aver sentito queste parole “quasi ogni giorno, pronunciate con solennità ed energia” dalle labbra di Hofbauer.
La biografia di san Clemente è la migliore spiegazione di cosa concretamente significò per lui “modo nuovo”: la missione permanente a san Bennone, la scuola e altri servizi offerti ai nuovi “abbandonati” di Varsavia, la direzione spirituale e la predicazione missionaria a Vienna sono il miglior commento a questa prima parte del tema del sessennio.

Per i Redentoristi di tutti i tempi, il “nuovo” si traduce in zelo, e questo si esprime nella fantasia. Chi continua il Redentore non ha altra ambizione che annunciare con le parole e le opere la redenzione abbondante ai poveri e agli abbandonati. La creatività, viene di conseguenza
(da C.SS.R. Spirituality, Un sol corpo, aprile 2013) – Leggi tutto.

 

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4. Un canto della tradizione Redentorista
64. Ferma in seno ho la speranza
In onore di S. Giuseppe – Mp3 al piano: Reyco Emura.

Ferma in seno ho la speranza
di trovarmi un giorno in cielo
a goder senz’ altro velo
la divina amabiltà.

Non vi sia chi mi condanni
di arroganza, o folle ardire,
senza pria da me sentire
in chi fondo il mio sperar.

Il camrnin che va alle stelle
so, che spiace al senso frale;
né lo calca alcun mortale
senza gemiti e dolor.

[audio:/TradRedent/Trad64.mp3]

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5. Una immagine al giorno.

I Redentoristi nella loro vita apostolica affrontano il “nuovo” con fede e speranza e si impegnano ad annunciare il Vangelo di sempre in “modo nuovo”, sull’esempio del Fondatore e di San Clemente M. Hofbauer.