Wand José Francisco redentorista

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P. José Francisco Wand, C.Ss.R. 1882-1937 – Borussia/Brasile.

P. José Francisco Wand, C.Ss.R. 1882-1937.

Il redentorista P. José Francisco Wand, 1882-1937, Borussia, Provincia di Monaco. Grande figura di missionario: uno dei grandi benefattori della Vice Provincia Brasiliana, che per essa ha sofferto molto e realizzato molto. Morì a 54 anni, dopo 30 anni di intenso lavoro pastorale.

Dati Ufficiali

  • Cognome = Wand
  • Nome = José Francisco
  • Nazionalità = Borussia – (Provincia di Monaco)
  • Nato = 01-Dic-1882
  • Morto = 04-Lug-1937
  • Professione = 08-Set-1902
  • Sacerdote = 16-Giu-1907

Unico prussiano tra i Padri bavaresi arrivati in Brasile, Padre Francisco nacque ad Heiligenstadt il 1° dicembre 1882. Dei suoi nove fratelli, altri due sono diventati preti: un diocesano e un altro francescano, che andarono a lavorare tra gli indiani del Xingu.
Entrò nel juniorato di Gars nel 1893, professò nel 1902 e fu ordinato sacerdote il 16 giugno 1907. L’anno seguente partì per il Brasile, iniziando la sua vita apostolica come professore nel Juniorato di Aparecida.

Essendo nei piani dei Superiori una fondazione a Porto Nacional, dove era stato nominato Vescovo il redentorista Padre Orlando Morais, P. Francisco fu incaricato di preparare la fondazione. Con molto entusiasmo si recò a Porto Nacional, e cominciò il suo lavoro. Ma Padre Orlando rinunciò al vescovato, e la fondazione fallì.
Padre Francisco poi rimase sei anni a Campininhas come missionario. Di zelo instancabile e di grande salute, egli percorse in quegli anni quasi tutto il sud di Goiás, missionando città, villaggi e fattorie.

Nel 1924 fu nominato Superiore e Vicario di Aparecida; nel 1927 Superiore di Cachoeira do Sul, e nel 1930 Vice Provinciale, incarico che ha ricoperto fino al 1935, quando fu di nuovo superiore e Vicario di Aparecida.
Da prussiano qual’era, P. Francisco si mostrò a volte duro e aspro, sia nel trattare con gli sconosciuti che con i confratelli. Ma sapeva anche essere sottile, delicato e attento. Egli stesso confessava che, lavorando (come amava) tra i minatori, imparò ad essere “mite”, anche se ogni tanto “mostrava i denti “.

Come superiore di Aparecida fu sempre molto esigente riguardo l’ordine e la pulizia della casa. Con il suo gusto artistico, seppe migliorare notevolmente la Basilica, dotandola di paramenti molto ricchi, candelieri, ostensori, fino al nome di Santuario. Opera sua è anche l’altare della cappella del Santissimo, e con molta fatica acquistò in Germania uno dei più grandi e migliori organi della Basilica (inaugurato nel 1926). E stava nei suoi il piano di costruire una nuova basilica, che egli sognava sull’attuale Morro do Cruzeiro, ma che a quel tempo non fu possibile.

Però in mezzo a tutto il lavoro come Superiore e Vicario, P. Francisco non dimenticava la gente semplice della campagna che, come diceva egli stesso, era la sua predilezione. Ogni qualvolta poteva accettava lavoro con essa.  Di educazione prussiana sottile e rigida, tra i più umili egli si sentiva felice, ed era conosciuto da tutti come “Padre Chico”. Per aiutare i pazienti più poveri arrivò a compilare in un grosso quaderno, numerose ricette e formule caserecce, che servivano nel loro lavoro dei dei campi.

Ottimo scrittore, di stile elegante e fluente, in tedesco, non rischiava di scrivere in portoghese, anche se lo poteva fare con facilità. Si interessò molto per la traduzione delle opere di S. Alfonso, lavoro che affidò a diversi nostri confratelli. Volle anche pubblicare un’edizione di poesie e canti del nostro Fondatore. La traduzione fu fatta, le melodie raccolte, ma … il lavoro andò perso nel tempo dopo aver lasciato la carica di Vice-Provinciale.
Equilibrato e prudente P. Francisco fu spesso intermediario tra la Nunziatura e l’arcivescovo di San Paolo, che lo stimava molto come amico e consigliere.

Una delle sue ultime risoluzioni come Viceprovinciale  causò non pochi guai e seri incomprensioni. Data la situazione politico-religiosa sfavorevole in Germania (1932) P. Francisco decise di non inviare più i nostri studenti a Gars. Contattò il Provinciale di Buenos Aires, la cui Provincia aveva la stessa difficoltà, e avviarono, nei pressi di Buenos Aires, un seminario maggiore per Brasile e Argentina. Fu un passo coraggioso che non piacque alla Provincia Madre, ma servì alla Vice Provincia perché affrettasse la costruzione del seminario maggiore (aperto in Tiete nel 1937).

Nominato Superiore di Aparecida nel 1933, P. Francisco dovette rinunziare nel 1936 a causa di uno strano male che gli indebolì le gambe: non poteva camminare o rimanere in piedi. I medici non capirono la malattia e lo sottoposero ad trattamento doloroso e inutile.
Il 16 giugno 1937, trentesimo anniversario della sua l’ordinazione sacerdotale, disse ad un confratello: “Oggi vorrei morire; ho sempre chiesto a Dio di darmi trent’anni di apostolato, e poi … disponesse di me”.
E Dio ascoltò la sua preghiera. Ricoverato nell’ospedale di Santa Caterina soffrì molto negli ultimi suoi giorni; ma sempre con ammirevole pazienza e rassegnazione. Il 4 luglio morì.

Il Sindaco e le autorità di Aparecida fecero richiesta di trasferire il suo corpo in Aparecida, e il suo funerale fu forse il più accorsato mai visto. Mentre il suo corpo scendeva nella tomba, la Pia Unione delle Figlie di Maria cantò l’inno “Ho promesso” (melodia di Oscar Randolph Lorena) che egli, in vita, aveva chiesto per questa occasione.

CERESP
Redentorista Centro di Spiritualità – Aparecida-SP
Pe.Isac Barreto Lorraine C.Ss.R (In memoriam)
Pe.Vitor Hugo Lapenta CSsR
Pe.Flávio Cavalca Castro CSsR

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