Canto della Passione Duetto

Il Canto della Passione
ossia Duetto tra l’Anima e Gesù Cristo
di S. Alfonso Maria de Liguori

Sono ancora molti i cultori della musica del 1700 e i devoti di S. Alfonso che fanno richiesta della preziosa opera musicale del Santo, il Canto della Passione, meglio conosciuto come Duetto tra l’Anima e Gesù Cristo.
Questo sito lo ripropone nella versione del 1932 curata dal celebre compositore don Pietro Magri.

 Introduzione
di P. Antonio Di Coste redentorista

Particola della copertina della pubblicazione del 1932.

 Origine.
Alla pubblicazione delle Melodie tradizionali – che provvidenzialmente si stampano per la prima volta in questo secondo Centenario della Congregazione Redentorista – fa seguito la ristampa, del Canto della Passione, ossia del Duetto, tra l’Anima e Gesù Cristo.
Ed era giusto – sia per avere in un sol volume la raccolta completa di quello che è produzione musicale del santo Autore – sia per soddisfare al desiderio dei moltissimi che del Duetto han fatto sinora continue richieste.

Deve ritenersi che il Duetto sia stato composto nel 1760. E ciò si rileva dal frontespizio originale del lavoro, ove S. Alfonso di proprio pugno scriveva: « Anno Domini 1760».
S. Alfonso aveva allora 64 anni — due anni prima della sua elevazione al Vescovado di S. Agata dei Goti ed a quella età, se non senile, pur tanto logorata e rifinita dalle fatiche di missionario e di scrittore, mostrava egli tutta la freschezza del suo estro musicale.
Lo compose all’occasione degli Esercizi che doveva predicare in Napoli nella grande Chiesa della Trinità dei Pellegrini, e dove lo fece egli stesso cantare nell’intermezzo tra il catechismo e la predica grande.

L’argomento del Canto è tratto dalla Passione di Gesù Cristo, e S. Alfonso in esso dipinge sé e il suo tenerissimo amore per Colui, che tanto generosamente si offrì alla morte per l’umanità!
Immagina l’anima che prima, da lontano, contempla il dramma sanguinoso di quella Passione divina, e che apostrofa il Giudice iniquo rimproverandolo acremente, ma che poi entra in azione, avvicinandosi a Gesù, e colloquiando amorosamente con Lui.
Perciò si avviva un dialogo tra lei e l’appassionato Signore, un dialogo semplicissimo, che è gara di amore fra la creatura e il Creatore, i quali se ne contendono a vicenda la prova più grande.
Sono versi inarrivabili, riboccanti quanto la musica di sentimento, spontaneità, arte dolce e severa a un tempo.

Pregio artistico.
Il Duetto venne giudicato un capolavoro nel suo genere. S. Alfonso, senza badarvi, rivela in esso tutto il suo valore di compositore e rivela altresì tutta la naturalezza e l’espressione di quella scuola musicale, cui appartenne, e che ebbe in Napoli per fondatore il celebre maestro Alessandro Scarlatti.
Il noto Maestro Parisotti così ne scrisse: «Lo stile del Duetto è così somigliante a quello dello Scarlatti che potrebbe scambiarsi con una delle molte cantate del celebre autore. Il movimento del basso continuo, il contrappunto del violino obbligato, la forma del recitativo, e più quella dell’aria, che apparisce intera col suo ritornello nel duetto, palesano il discepolo valente del valente maestro».
È musica classica: « musica, osserva il Tonizzo, scritta con mirabile chiarezza, per voci bianche, accompagnata da violino e da bassetto in cifra, che incomincia con la declamazione a solo (recitativo) di una tenerezza indicibile, per poi assorgere al canto elevatissimo a due, e che riassume nell’infinita dolcezza di un celestiale amore l’eccelso dramma della divina Passione».
Chi ha avuta la fortuna di assaporarne l’esecuzione, confessa che è poco quanto dai ripetuti maestri si afferma. L’anima si sente veramente trasportata in alto, e fin dal principio del canto, giacché l’ispirato Autore «comincia ex abrupto con un vero maestoso, breve ma deciso, e tale da impossessarsi dell’uditorio».

Il frontespizio dell'originale conservato al Britidh Museum di Londra.

Le vicende.
Ma purtroppo questo raro gioiello di musica religiosa, rimase dopo la morte del Santo — e non se ne sa il come — per anni parecchi nell’oblio.
Comprato da qualche amatore di cose antiche, forse da qualche signore inglese, fu portato, tra il 1841 e il 1845, nel Museo Britannico di Londra, ed ivi in luogo quieto e silenzioso attese il giorno della sua rinascita a novella vita.
Verso il 1860, precisamente dopo un secolo dalla data del manoscritto originale, fu ritrovato da uno dei discendenti della stessa famiglia del Santo, il sig. Cavaliere Federigo de Liguori.
Forse non era ignota tra i parenti del Santo la vendita del manoscritto, e se ne conosceva il volo in Inghilterra, e avendo dovuto il sullodato Sig. Federigo mutar cielo, da Napoli a Londra, per dissesti economici, fu lui che per il primo ebbe la consolazione di ricacciarlo da quella Biblioteca reale.
Da esperto musicista quale era, perché discepolo del celebre Zingarelli, ne trasse tostamente copia: dal bassetto in cifra ricavò un accompagnamento a quattro parti: e vi appose per l’esecuzione tutte le indicazioni necessarie.
Il Sig. John Philip, editore cattolico, assai rinomato a quell’epoca, ebbe cura della stampa, e dalla sua perizia ne venne fuori un’edizione di lusso, decorata da uno splendido ritratto del santo Autore, con frontespizio a caratteri gotici, rossi e neri.

Più tardi, nel 1887, in cui ricorreva il primo centenario della morte di S. Alfonso, venne tratta dallo stesso originale del Museo Britannico nuova copia, più fedele ed esatta, che non era stata la prima, e così l’edizione del cav. de Liguori, riveduta e corretta, venne dedicata al Papa Leone XIII, che in quell’anno stesso celebrava il suo giubileo sacerdotale.

Finalmente, nell’anno 1897, il P. Heidenreich, Redentorista della Provincia di Vienna, diè in luce una nuova edizione tipica dello stesso Duetto con accompagnamento del Dott. Max Dietz, composto sul bassetto in cifre. Da questa è stata, tratta l’edizione che ora si presenta, fregiata da due fac-simili, riproducenti il frontespizio del fascicolo del Santo, ed una pagina della musica originale.
Giova aggiungere che al proprio luogo, per mezzo di una crocetta, vennero indicate le principali applicazioni della così detta appoggiatura, che in una composizione di due secoli fa non doveva mancare.
L’appoggiatura, come, sanno i cultori dell’arte musicale, è propria dello stile italiano, sopra tutto degli antichi maestri, e serve a rendere più elegante la melodia, e a diminuire la monotonia che potrebbe essere cagionata dal ripetersi delle medesime note.

Pagina autografa del manoscritto di S. Alfonso conservato al British Museum di Londra.

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Testo del Canto

 Apostrofe a Pilato

Giudice ingiusto e iniquo,
dopo che tu più volte
dichiarasti innocente il mio Signore,
or così lo condanni
a morir da ribaldo in una croce!
Barbaro! a che serviva
condannarlo a’ flagelli,
se condannarlo a morte poi volevi?
Meglio, alle prime voci
de’ suoi nemici,
condannato l’avessi a questa morte,
a cui, malvagio, lo destini e mandi.

Ma ohimè! qual misto
d’armi, di grida e pianti
rumor confuso io sento!
E quale mai è questo
suono ferale e mesto?
Ahimè! questa è la tromba
che forse pubblicando
va la condanna
del mio Signore a morte?

Ma, oh Dio, ecco (ahi dolore!)
Il mio Signor che, afflitto,
scorrendo sangue e con tremante passo
appena ohimè! può camminare, e intanto
del suo divin sangue
segna la terra, dove posa il piede.
Una pesante croce
preme le sue piagate
e tormentate spalle,
e barbara corona
d’acute spine in testa
il venerando suo capo circonda.
Ah! mio Signor, l’amore,
Re ti fece di scherno e di dolore.

Dialogo tra l’anima e Gesù

A. – Dove, Gesù, ten vai?
G. – Vado per te a morir.
A. – Dunque per me a morire
ten vai, mio caro Dio!
Voglio venire anch’io,
voglio morir con te.
G. – Tu resta. in pace, e intendi
l’amore che ti porto;
e quando sarò morto,
ricordati di me.
Restane dunque, o cara,
e in segno del tuo amore;
donami tutto il core,
e serbami la fe’.
A. -Si, mio Tesor, mio Bene,
tutto il mio cor ti dono;
e tutta quanta io sono,
tutta son tua, mio Re.

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Mp3 Duetto: dialogo tra anima e Gesù – 
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Video = Tutto il Duetto tra l’Anima e Gesù Cristo (di A. Wodka)
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Ai nostri giorni l’ensemble musicale “Coro polifonico e Orchestra Alfaterna” con la direzione del Maestro P. Paolo Saturno e la preziosa assistenza del compositore P. Alfonso Vitale, ambedue redentoristi, ripropone – come una missione permanente – la musica alfonsiana, di cui il Canto della Passione è il pezzo forte.

P. Paolo Saturno e P. Alfonso Vitale, redentoristi, curatori e diffuri della musica alfonsiana ai nostri giotni.