S. Alfonso. Giovane sacerdote al Confessionale 1727

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4. S. Alfonso. Giovane sacerdote al Confessionale – Anno 1727.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

4. S. Alfonso. Giovane sacerdote al Confessionale – Anno 1727.

Un anno dopo, dacché prese il Sacerdozio, ricevette Alfonso dall’Eminentissimo Pignatelli la facoltà a poter ascoltare le confessioni… Tutti accoglieva Alfonso con una carità sopraffina; e siccome la mattina era il primo a presentarsi in Chiesa, così era l’ultimo a levarsi dal Confessionale.

Stimava Alfonso quest’impiego, e lo ripeteva essendo vecchio, come il più profittevole per le Anime, e’l meno soggetto a vanità per un Operario Evangelico; perché, diceva, per mezzo di questo, più ché  per qualunque altro ministero, le Anime si riconciliano immediatamente con Dio, e loro si applica con sovrabbondanza il Sangue di Gesù Cristo.

Non era Alfonso di quei tali Confessori, che con aria brusca, e sopraciglio grave ricevono i Peccatori; e con altro tuono li  licenziano come incapaci delle Divine Misericordie. Per quanto austero ei fosse con se medesimo, aveva per gli altri, maggiormente con i peccatori, una mansuetudine indicibile, e sommamente allettatrice: cosicché senza lusingare il peccato, era tutto cuore verso coloro, che seriamente lo detestavano, e che da vero far volevano a Dio ritorno. Se predicava, non  divideva la Giustizia dalla Misericordia, per così animar tutti alla Penitenza: e sedendo nel Confessionale, come si ricordava di esser Giudice, così non si dimenticava di esser Padre.

Riprovando i rigori, non secondo il Vangelo, di alcuni spiriti crudi, opposti allo Spirito di Gesù Cristo tutto carità, dir soleva: Quanto più  le Anime si vedono infangate ne’vizi, e possedute dal Demonio, tanto maggiormente dobbiamo accoglierle, ed abbracciarle per strapparle dalle braccia del Demonio, e riporle nelle braccia di Gesù Cristo. Non ci vuol molto a dire: và dannato; non posso assolverti. Ma non si considera, che quell’Anima è prezzo del Sangue di Gesù Cristo. Essendo vecchio diceva: non ricordarsi aver licenziato veruno senza averlo assoluto; molto più con sgarbo, ed asprezza. Non è che Alfonso assolvesse alla rinfusa disposti, o indisposti, che fossero; ma, come in altra occasione ei stesso si spiegò, abbracciava i peccatori, e riempendoli di fiducia nel sangue di Gesù Cristo, dava loro caritativamente de’ mezzi per uscire dal peccato; e che così animati ritornar si vedevano pentiti e compunti. Se il Peccatore, dir soleva, non si vede amato, non si risolve a lasciar il peccato. Così non spaventava i peccatori, e guadagnava tanto i cuori, che prendendo in orrore il peccato, si davano da vero a Gesù Cristo.

Era Alfonso anche indulgente anziché rigido nella Penitenza Sacramentale. Soleva dire: imponiamo quella Penitenza, che volentieri si accetta, e siamo sicuri che si faccia, e non carichiamo i Penitenti di cosa, che a stento si accetti, e volentieri si lascia. Altre volte diceva; la Penitenza dev’essere salutare; facciamo che si prenda orrore, non alla Penitenza, ma al Peccato..

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Primo, Cap. XII).
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Il giovane sacerdote Alfonso “se predicava, non divideva la Giustizia dalla Misericordia, per così animar tutti alla Penitenza: e sedendo nel Confessionale, come si ricordava di esser Giudice, così non si dimenticava di esser Padre”.