Giovenale Francesco redentorista

P. Francesco Giovenale (1719-1782). – Italia.

P. Francesco Giovenale (1719-1782).

Nato in Lacedonia l’anno 1719, fu nel mondo prete esemplare e meritò essere ricevuto nella Congregazione del SS. Redentore dallo stesso Santo Fondatore nel 1746.
Compito il noviziato in Ciorani con lode di incomparabile fervore, veniva inviato nel 1749 al Collegio di Deliceto. Quivi il novello Redentorista si sottopose alla spirituale direzione dell’illuminato P. Cafaro e fece rapidi progressi nella perfezione.

Per meglio purificarlo e farne un gran direttore di anime, Iddio lo mise nel crogiuolo della tribolazione. Immense pene di spirito, terribili perplessità e scrupoli vennero a tormentarlo a turno; ma in virtù della ubbidienza al moderatore della sua anima, ne fu libero alfine.

Il P. Giovenale con zelo d’apostolo si consacrò all’opera faticosa delle missioni, raccogliendo frutti di stupende conversioni. Sua unica aspirazione era di poter finire la vita combattendo contro l’inferno; e lo si udì ripetere non rare volte, cogli occhi alzati al cielo: «Oh come sarei felice se morissi colle armi alla mano, soccorrendo le anime per le quali è morto Gesù Cristo».

Le esimie virtù, il raccoglimento continuo e l’amor di Dio, l’ubbidienza ai Superiori e lo zelo per la salute delle anime, resero il P. Giovenale carissimo a Dio ed agli uomini.
Queste preclari doti lo fecero salire alle cariche più importanti: fu successivamente rettore a S. Angelo a Cupolo, maestro dei novizi e prefetto degli studenti verso l’anno 1764.

Dopo una carriera luminosa volava al cielo, lasciando al Collegio di S. Angelo a Cupolo presso Benevento, la sua spoglia mortale ed il profumo di sua santità. Era il 16 giugno 1782.

I funerali del virtuoso Padre furono pari a trionfo. Il popolo accorso in folla, avido di averne reliquie, non seppe risparmiare la salma esposta in Chiesa.
Un astante, dei più audaci, andò fino a tagliargli l’estremità di un dito, ed immantinente dalla ferita spicciò sangue in abbondanza, del quale furono intinti non pochi lini, considerati come tesoro e conservati con venerazione.

Il P. Giovenale, ministro a Materdomini, annunziò al moribondo rettore. P. Cafaro la lettera mandata da S. Alfonso che gli ordinava di guarire.

Quando S. Gerardo fu assegnato a Materdomini, tra tutti i Padri si scelse per suo confessore il caro discepolo del P. Cafaro: il P. Giovenale, dunque, fu il direttore spirituale di S. Gerardo.

Nel dì 6 agosto 1753 S. Alfonso gli scrisse:

«Sempre sia benedetto Dio e fatta la sua volontà!…. Ci vogliono orazioni. Io ho mandato apposta al monastero di Scala ed ai monasteri di questi contorni. Mandate voi a fare novena di litanie della Madonna anche a Calitri, al monastero ed al popolo, ed alla Guardia e Pescopagano, dove Don Paolo (Cafaro) ultimamente ha fatte le missioni.
Voi, oltre la novena alla Madonna…. dite dieci Messe per la salute di Don Paolo, come ho ordinato all’altre case ancora; e dite per nove giorni tre Pater, Ave e Gloria alla SS. Trinità….
Applettate (importunate) Gesù Cristo e Maria coll’orazioni vostre e degli altri, e con litanie alla Chiesa, mattina e sera. Benedico tutti, e rassegniamoci perfettamente alla volontà di Dio, se vogliamo la grazia.
Viva Gesù, Maria Giuseppe e Teresa!
Fratello Alfonso del SS. Redentore

Il 9 agosto gli scrisse subito una seconda lettera: «Sempre sia fatta la divina volontà!  Se Dio si chiama Don Paolo, V.R. governi la casa frattanto, perché poi penserò di mandarne il Rettore…».

Il 14 Agosto gli scrisse una terza volta dicendo:

«Sempre sia adorata ed abbracciata la divina volontà: Così è piaciuto a Dio, così deve piacere anche a noi. Don Paolo ci aiuterà più dal cielo che da questa terra. Non vi sarà chi più l’ha intesa di me.
Ora Dio vuole che ci rassegniamo, e così abbiamo da fare.
….Governi, come dissi, per ora V. R. ; poi manderò il Rettore…. Ho destinato D. Giovanni Mazzini….. Mandate, quanto più presto, un Fratello colla mula a pigliarlo….. Allegramente, animo grande! …
Vi abbraccio tutti in Gesù Cristo, per morire tutti come è morto Don Paolo. Perciò facciamoci santi e stiamo attenti all’ osservanza. Queste morti sono chiamate per noi.
Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!
Fratello Alfonso del SS. Redentore

L’ ultima lettera che S. Alfonso gli scrive: «….. Attendo V. Riverenza a mantenere l’osservanza: esorti, preghi, ma non dia penitenze, se non ai Fratelli servienti.    

(Lett. 1-223. Berth. 508).

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Profilo tratto da
Biografie manoscritte
del P. S. Schiavone – vol.1
Pagani, Archivio Provinciale Redentorista
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P. Francesco Giovenale era nativo di Lacedonia, città vescovile e luogo gerardino per eccellenza. S. Alfonso aveva buone relazioni con il vescovo di allora, che invitava spesso i suoi missionari a predicare nella diocesi. La foto mostra la chiesa cattedrale e il particolare della statua di S. Alfonso che vi si conserva.

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