La misericordia tra le miserie di Deliceto. 1745.

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11. La misericordia tra le miserie di Deliceto. 1745.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

11. La misericordia tra le miserie di Deliceto. 1745.

Deliceto. – «Tra queste miserie, anzi a causa delle medesime, restò privo Alfonso in questo tempo, ma con somma sua pena, del diletto Fratello Vito Curzio. Non essendoci da vivere in Casa, lo fece uscire nel Mese di Agosto per qualche limosina in grano. Ancorché non avvezzo il buon Fratello a quei trapazzi per le arse campagne della Puglia, ubbidì; ma una sera, essendoli stato negato l’alloggio in una Casa Religiosa, dormendo all’aperta campagna, fu sorpreso la notte da una febre di mutazione, ma così ardente, che non potendo tirare in nostra Casa, fu accolto in Iliceto da un ottimo Sacerdote. Quarantanove giorni durò in casa di quello la sua penosissima infermità; e passò al Cielo in giorno di Sabato a’ diciotto di Settembre di questo medesimo anno 1745.
Fu di somma pena questa perdita per Alfonso. Si consolò bensì per esser morto l’ottimo Fratello carico di meriti e di virtù. Il Capitolo associò il cadavere fino alla porta della Terra, e quantità del Clero unito processionalmente con i nostri l’accompagnò fino alla nostra Casa. Ci furono tutte le Confraternite, ed un gran numero di popolo non mancò seguirlo, implorandone la protezione, ed acclamandolo come Santo. Alfonso cantò egli la Messa tra un diluvio di lacrime, e dovette più volte interrompere la colletta, non fidandosi proseguirla.
Tutti vollero qualche cosa di suo uso. Ne fu così devoto Mons. Amato Vescovo di Lacedogna, che a capo di tempo ne volle il teschio. Per venti e più anni se lo tenne sempre presente sopra l’inginocchiatoio, ove meditava. Passato egli all’altra vita, si ricuperò dai nostri, ed ora si ha con venerazione nel coro della medesima Casa d’Iliceto.
Alfonso ha dato fuori un compendio della sua Vita; e sarà sempre viva tra di noi la memoria di questo primo Fratello, e degno figlio della nostra Congregazione».
(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Secondo, Cap. XX).
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Una sera, a fratel Vito Curzio essendo stato negato l’alloggio in una Casa Religiosa, dormendo all’aperta campagna, fu sorpreso la notte da una febbre così ardente, che non potendo tirare in nostra Casa, fu accolto in Iliceto da un ottimo Sacerdote. Quarantanove giorni durò in casa di quello la sua penosissima infermità; poi passò al Cielo.