Memoriale 27 dicembre

27 dicembre
EFFEMERIDI C.Ss.R – * Un santo accorgimento di S. Alfonso.

* Un santo accorgimento di S. Alfonso.

Il nostro Padre sant’Alfonso aveva una massima preferita che forse è stata il pensiero predominante della sua mente: «Chi prega si salva; chi non prega si danna». Affascinato da questa grande verità, trascorse la sua lunga vita portandola nelle menti e nei cuori, esortando in modo opportuno e inopportuno tutti, riprendendo, supplicando, minacciando, con una pazienza a tutta prova e con ogni sorte di istruzioni. (cf Tim 4).
Ma, sapendo che gli uomini a riguardo della preghiera sono come invasati dal demonio muto e chiudono istintivamente e tenacemente la bocca mentre bisognerebbe soprattutto aprirla, egli ricorse ad un accorgimento sconosciuto prima di lui: adoperò una ricetta di cui mantiene l’invenzione: faceva pregare per ottenere la grazia di pregare.
Egli vuole che prima di cercare il tesoro, si chieda di trovare la chiave, di non perderla e di sapere abilmente maneggiarla. Vuole che prima di chiedere il soccorso, si chieda la grazia di gridare al soccorso. “Probabilmente Dio vi aiuterà, se pregate, ma chi vi dice che pregherete? La preghiera è il grande mezzo. Ma gli uomini non sanno né vogliono servirsene. Prima di ogni cosa, dunque, chiedete la grazia di pregare; e poiché siamo tutti volontariamente muti, pensando a tutto eccetto ad aprire la bocca, chiediamo al cielo che corregga il nostro mutismo. E siccome la bocca. aperta oggi, domani tornerà a chiudersi, ricominciate domani e tutti i giorni della vostra vita a dire e ridire: «O Dio, fate che le mie labbra mute e paralizzate si muovano e  proferiscano la preghiera che salva».
Revue Sainte-Famille, Année 1876, p. 393. A saint Alphonse, VIe jour: Médit P. Pladys, Tome II.

“Chi prega si salva”: questa massima di S. Alfonso è universalmente ricosciuta. Il Santo ne ha dato anche la pratica con le innumerevoli e tenere preghiere che riempio le sue opere.

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IN MEMORIAM 

P. Léonce Leclerc. Glimes, 1922.
Questo confratello si distinse per la devozione filiale a Maria, per la profonda adesione alla vocazione e la continua preoccupazione della perseveranza.
Nato il 7 settembre 1844, a Hauteville (Pas-de-Calais); Léonce si fece ammirare fin dagli anni giovanili per un viva intelligenza. Entrato nel seminario minore di Arras, realizzò le speranze che l’educazione seria e cristiana ricevuta al focolare paterno avevano fatto prevedere.
Durante il ritiro annuale predicato nel seminario dai Padri Redentoristi, entrò in corrispondenza con loro e decise di presentarsi al noviziato. Per seguire la vocazione, il coraggioso giovane dovette sfidare una forte opposizione da parte della famiglia. La partenza somigliò ad una fuga. Giunto al noviziato di Saint-Nicolas-du-Port, cadde in una vera angoscia, ma trovò rimedio ai suoi timori confortato dal P. Desurmont, e la tentazione sparì.
Ordinato sacerdote, diventò professore dell’aspirantato da poco istituito a Téterchen e si dedicò poi al ministero delle missioni. Per vent’anni, fu un missionario eloquente, vigoroso e risoluto nell’applicazione dei principi della morale.
I superiori lo nominarono Rettore di Argentan, di Valence e di Boulogne. In questo tempo, Dio gli mandò quela croce che dovette sopportare per il resto della vita. Colpito da apoplessia durante un ritiro che predicava in Inghilterra alle Piccoli Sorelle dei poveri, fu ridotto all’inoperosità forzata per cinque anni.

Grazie alla filiale devozione alla Madonna, poté riprendere il corso delle missioni; ma poi nel 1903, espulso da Les Sables-d’Olonne, si recò nella casa del noviziato francese a Glimes, dove trascorse i tre ultimi anni della vita. La paralisi aggredì poco a poco le sue membra; egli, da vero servo di Maria, trovava le sue delizie e la sua consolazione nei due libri prediletti: Le Glorie di Maria di sant’Alfonso e la Nouvelle Eve del Cardinale Dechamps. Leggeva, e soprattutto pregava molto.

In una lettera scritta al P. Désiré Castelain, suo Provinciale, nel 1898, il P. Leclerc diceva: «Quando morrò, Reverendo Padre, ecco l’elogio funebre che vi prego di voler cortesemente pronunciare sulla mia tomba.

  • 1° punto. Fratelli miei: vi prego di non condannare, malgrado i difetti, il povero Padre che la Madonna ha voluto prendere sotto la sua protezione.
  • 2° punto. Pregate affinché il purgatorio non sia molto lungo, come avrebbe meritato; egli dal 1894 ha partecipato a numerose messe per i confratelli defunti: fategli la stessa grazia.

Il P. Leclerc ebbe la gioia di morire nel momento in cui i Padri si preparavano a celebrare la santa messa ed i fratelli a ricevere la santa comunione.  – «Frater qui adjuvatur a fratre, quasi civitas firma». Prov. 18-19.
Professione: 15 ottobre 1864.
Ordinazione sacerdotale: 13 settembre 1868.

La Casa redentorista di Glimes (Belgio) che servi da noviziato ai francesi durante il periodo delle soppressioni. Aperta nel 1902 fu chiusa nel 1932. Diversi Padri, come il P. Leclerc, terminarono qui il loro cammino terreno (foto in AGHR).

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