Preghiere 318

13 novembre = La condurrò nel deserto
O Dio, solo in te l’anima mia trova il suo riposo (Sal 62, 2).

• Mio Dio, tutto è meschino, freddo, arido quaggiù! Dalla creatura non desidero e non aspetto più niente; non mi auguro nemmeno di trovare in essa una certa vita, un avvenire… Ma devo contentarmi di questo, o mio Dio? No, il vuoto che lasciano le creature dev’essere colmato. Con che cosa? Con me stessa forse? Che pazzia! …
O Amore increato, infinito, o Vita mia, aiutami a risalire versa di te!… Da sola sarei incapace. A me spetta soltanto la preghiera, l’attesa umile, forte e confidente. Tu poi, nella tua misericordiosa bontà, mi farai vivere di te secondo i tuoi fini adorabili, né più né meno, perché così ti piace e non per i vantaggi che me ne possono risultare.
Tu ci hai creati per vivere, o Dio, ma per vivere di te e non delle cose sensibili o di noi stessi. Deh! fammi risalire la corrente divina della carità, a gloria del tuo nome; fa’ che essa trasporti i miei atti, come già la tua grazia ha trasportato i miei pensieri e i miei desideri. Senza la tua azione onnipotente, sono incapace di qualsiasi cosa.
(B. M. Teresa de Soubiran, p 372‑3).

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• « Voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio »… Che altro significa questo, o mio Dio, se non che l’anima che aspira a vivere a contatto con te nella fortezza inespugnabile del santo raccoglimento dev’essere, quanto allo spirito, separata, spogliata, allontanata da tutte le cose?…
Muoio ogni giorno. Diminuisco, rinuncio ogni giorno più a me stessa perché tu, o Cristo, cresca e sia esaltato in me. Rimango piccola piccola in fondo alla mia povertà. Vedo il mio nulla, la mia miseria, la mia impotenza. Mi riconosco incapace di progresso, di perseveranza…
Mi prostro nella mia miseria e, riconoscendola apertamente, la espongo davanti alla tua misericordia, o mio amato Maestro… Ripongo la gioia della mia anima ‑ quanto alla volontà, non quanto alla sensibilità ‑ in tutto ciò che può immolarmi, distruggermi, abbassarmi, perché voglio far posto a te… Non voglio più vivere della mia vita, ma essere trasformata in te, affinché la mia vita sia più divina che umana e il Padre, chinandosi su di me, possa riconoscere l’immagine del « Figlio diletto nel quale ha posto tutte le sue compiacenze ».
(Elisabetta della Trinita, 1 Ritiro 3, 2)

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da “Intimità divina”
Roma 1992

Ami chi vuole altri, che Dio; Dio solo, solo amar vogl'io. Mio Dio, mia Vita, beltà infinita, se te non amo, chi voglio amar? (S. Alfonso).