S. Alfonso. 1772. Via dalla Sicilia

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198. S. Alfonso. 1772. Via dalla Sicilia.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

198. S. Alfonso. 1772. Via dalla Sicilia.

♦ Quanto veniva riferito al Re, dai nostri accusatori veniva diffuso dappertutto: di altro non si parlava nei Caffè e nelle conversazioni, che dei nostri scandali, dell’erroneità delle dottrine e di  quanto eravamo perniciosi alla Chiesa ed allo Stato.

♦ Appariva così certa la nostra rovina a giudizio di tutti, e si vedeva in un continuo timore essere vicina la soppressione non solo della Casa di Deliceto e quella di Sicilia, ma della Congregazione tutta. Non si dormiva più nel timore di vedersi accerchiati dagli sbirri e discacciati.

Allora Alfonso, usando prudenza richiamò i suoi da Sicilia, dicendo: “Se Iddio ci vuole, non gli mancherà modo di farci ritornare, e ritornando lo farete con la benedizione di Dio e del Sovrano.”

Questa ritirata toccò sul vivo Monsignor Lanza di Girgenti, che disse: “Chi non vede che la vince l’inferno, e se ne gloria un misero pretazzolo… Viva Iddio: voi partirete, ma a dispetto dell’inferno sarete di nuovo in Sicilia; e se altro mi manca, per voi e per questa opera mi venderò il pastorale e la mitra.”

  • Col Vescovo si vedevano impegnati in sostenere la dimora dei Padri anche i più rispettabili del Clero e della Città. Tutti avevano a male che la si desse per vinta a pochi malevoli.

Alfonso però fu costante nel volere che i suoi si ritirassero. Partirono i nostri, e furono in Napoli, a luglio 1772.

  • Benché la partenza fosse di soppiatto ed in ora non propria, vi fu in Città un pianto troppo amaro e movimento di popolo, l’uno dando voce all’altro.
  • Una grande moltitudine li accompagnò fino al mare, piangendo non la disgrazia deo Padri, ma della Città, che ne restava priva. Al vederli in mare tutti alzando le grida, chi benediceva i Missionari, ed altri esecravano chi era causa di un tanto male.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 49)  Leggi tutto nell’originale.

Monsignor Lanza di Girgenti ai Missionari: “Chi non vede che la vince l’inferno, e se ne gloria un misero pretazzolo… Viva Iddio: voi partirete, ma a dispetto dell’inferno sarete di nuovo in Sicilia; e se altro mi manca, per voi e per questa opera mi venderò il pastorale e la mitra”.