S. Alfonso. Alla misericordia dà una mano la giustizia

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47. S. Alfonso. Alla misericordia dà una mano la giustizia. 

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

47. S. Alfonso. Alla misericordia dà una mano la giustizia.

♦ Il 24 Luglio 1762 Alfonso pervenne in Airola. Giungendovi, aprì subito nella Chiesa dell’Annunziata una quasi Missione, predicando giornalmente per otto giorni continui, non senza spirituale profitto del Popolo. E nella Chiesa di S. Carlo per altri tre giorni diede al Clero i santi Esercizi, ma con maniera dolce e familiare. Efficace fu la predicazione, essendosi veduta spontanea riforma in molti Preti.

♦ Proseguendo la visita, sospese ed esiliò senza strepito giudiziario due Preti di mal’odore, ed un Diacono, volendo che da se si appartassero, se non volevano essere condannati in pena dei propri delitti. Similmente fece di là partire tre Religiosi, che con la loro condotta erano di scandalo alla Città. Attesta il Parroco D. Pasquale Bartolini, che avendo ritrovati anche vari secolari scandalosi, li chiamò a sé e paternamente li corresse; ma non essendosi emendati, per mezzo suo, dopo qualche tempo, furono puniti con carceri, e con esili, consegnandoli in braccio al Principe della Riccia.

Strepitoso, tra gli altri, fu il castigo che ne riportò un primario Gentiluomo e titolato. Viveva questi perduto con una donna. Alfonso aveva fatto dare lo sfratto all’amante, e fece che si unisse di nuovo con la propria moglie. Il gentiluomo finse, temendo Monsignore, ma non si compunse. In seguito, avendo fatto ritornare l’amante, se la teneva nascosta nel palazzo.
Vi fu chiasso tra lui e la moglie; e sospettando che lei lo riferisse a Monsignore, la minacciò di morte. Di fatti poco prima un uomo sciagurato aveva ucciso la propria moglie. Le disse: “Se non stai cheta, come a quella, così farò a voi!”.
Monsignore, che ne conosceva l’indole, avendo a cuore la sfortunata moglie, lo fece subito arrestare ed esiliare da Airola, per mezzo del medesimo Principe; e quegli non curando l’esilio, seguitò il peccato, tanto che il Principe, animato da Monsignore, lo restrinse nelle carceri della Vicaria, ove disgraziatamente vi lasciò la vita.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 14 passim)  Leggi l’originale.

Un gentiluomo tradiva la propria moglie. Di fronte alla sua amante, la minacciò di morte: “Se non state quieta, farò a voi come a quella donna uccisa dal proprio marito!”. Monsignore, che ne conosceva l’indole, avendo a cuore la sfortunata moglie, lo fece subito arrestare ed esiliare da Airola.