S. Alfonso. La verità va difesa

GiubileoAlfo2

213. S. Alfonso. La verità va difesa.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

213. S. Alfonso. La verità va difesa.

♦ Scrivendo al Marchese Cito, già Presidente del Consiglio, Alfonso disse:

  • “Confido in Dio che V. Eccellenza ci abbia da liberare da questa persecuzione; e tengo di certo, che Iddio in questa, e nell’altra vita ce l’abbia da rimunerare. Io certamente in quest’opera, non ho avuto in idea acquistarmi il nome di Fondatore, ma di far solo un’opera di gusto a Dio; e già si è veduto, coll’esperienza di tanti anni, di quanta Divina Gloria ella è stata. Tengo per certo, che il Signore darà un gran premio a chi la difende”.

E soggiunge, scrivendo al P. Majone:

  • “Io sto allegramente, perché mi pare che la Madonna voglia certamente farci uscire salvi da questa tempesta. In tanto stiamo in mano di Gesù Cristo, e preghiamolo che ci faccia fare la sua maggior gloria”.

Nel tempo stesso che egli si adoperava a scagionare i suoi presso il Ministero, Alfonso non mancò, con una sua rappresentanza, di far presente al Re, senza offender veruno, l’innocente condotta dei suoi Congregati, le fatiche, che ogni giorno si facevano per la felicità del Regno, e quanto ossequioso si fosse alle sue Reali Determinazioni.

♦ Sopratutto pose in risalto i sensi intimi dell’Augusto Carlo III di lui Padre: se questi non intese riconoscere per Comunità o per Collegio le quattro Case che in Regno si avevano, non è che avesse proibito il convivere sotto un capo; anzi permise che i Missionari si fossero regolati con i propri Statuti.

♦ Concluse che, volendo l’Augusto Re Carlo l’opera delle Missioni con il profitto desiderato, questa non poteva sussistere se ogni soggetto fosse vissuto a proprio talento; e che le Case, anziché convitti di uomini apostolici, sarebbero state tanti centri di contrasti e di inquietudini, non già adunanze di persone impegnate per la gloria di Dio, per il bene dell’anime e per la felicità dello Stato.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 53)  Leggi tutto nell’originale.

“Io nell’opera della congregazione non ho avuto l’idea di acquistarmi il nome di Fondatore, ma solo di far un’opera di gusto a Dio; e lo si è visto con l’esperienza di tanti anni. Tengo per certo che il Signore darà un gran premio a chi la difende”.