S. Alfonso. L’abitudine nei peccati oscura la misericordia

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102. S. Alfonso. L’abitudine nei peccati oscura la misericordia.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

102. S. Alfonso. L’abitudine nei peccati oscura la misericordia.

♦ Uno dei maggiori danni, che a noi cagionò il peccato di Adamo, fu la mala inclinazione al peccare. Ciò facea piangere l’Apostolo, in vedersi spinto dalla concupiscenza verso quegli stessi mali, che egli abborriva. E quindi a noi, infettati da questa concupiscenza e con tanti nemici che ci spingono al male, riesce difficile giungere senza colpa alla patria beata.
♦ Or posta una tal fragilità che abbiamo, io dimando: Che direste voi di un viandante, che dovesse passare il mare in una gran tempesta, con una barca mezza rotta, ed egli poi volesse caricarla di tal peso, che senza tempesta, e quantunque la barca fosse forte, anche basterebbe ad affondare? Che pronostico fareste della vita di costui?
♦ Or dite lo stesso di un mal abituato che dovendo passare il mare di questa vita (mare in tempesta, dove tanti si perdono) con una barca debole e rovinata, qual’è la nostra natura, questi volesse poi aggravarla di peccati abituati. Costui è molto difficile che si salvi, perché il mal’abito accieca la mente, indurisce il cuore, e con ciò facilmente lo rende ostinato sino alla morte.
♦ Per prima il mal’abito “accieca”. E perché mai i santi sempre chiedono lume a Dio e tremano di diventare i peggiori peccatori del mondo? perché sanno che se perdono la luce, possono commettere qualunque scelleragine.
Ogni peccato porta seco la cecità; accrescendosi i peccati, si accresce l’accecazione. Dio è la nostra luce; quanto più l’anima si allontana da Dio, tanto resta più cieca.
♦ Certi peccatori rilassati perdono il lume e vanno di peccato in peccato e quel peccato che prima faceva orrore, col mal’abito non fa più orrore. Taluni poi, aggiunge S. Bernardino da Siena, seguiranno a peccare anche senza occasione. Dice il santo che i male abituati si fanno simili ai mulini a vento, i quali girano ad ogni soffio di vento; e di più girano anche se non c’è grano da macinare.
♦ Vedrai un abituato che senza occasione va facendo mali pensieri quasi senza volerlo, tirato a forza dal mal’abito. E alla fine ai male abituati, fatti schiavi del peccato, par che si renda necessario il peccare. Come vogliono essi uscire dal loro precipizio, se non ci vedono più? ci vuole un miracolo della grazia.
Mio Dio, Voi mi avete gratificato con i vostri benefici, ed io vi ho corrisposto con le offese. O Cuore addolorato del mio Redentore, che sulla croce foste così afflitto e tormentato dalla vista dei miei peccati, datemi Voi una viva cognizione e dolore delle mie colpe.
In Voi confido che siete bontà e misericordia infinita. In voi spero, Gesù mio, di non vedermi confuso nel peccato e privo della vostra grazia.
A Voi mi rivolgo ancora, o Maria signora mia, alla vostra intercessione confido, o speranza mia, di vedermi più nemico del vostro Figlio.

(S. Alfonso, Apparecchio alla Morte, Considerazione XXII –  Del mal’abito. Punto I). 
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Certi peccatori rilassati perdono il lume e vanno di peccato in peccato e quel peccato che prima faceva orrore, col mal’abito non fa più orrore. Taluni, poi, seguiranno a peccare anche senza occasione. Accrescendosi i peccati, si accresce l’accecazione. Dio è la nostra luce; quanto più l’anima si allontana da Dio, tanto resta più cieca.