S. Alfonso. Passa la scena di questo mondo

GiubileoAlfo1

191. S. Alfonso. Passa la scena di questo mondo.

Pagine Alfonsiane sulla Misericordia

191. S. Alfonso. Passa la scena di questo mondo.

♦ Il tempo ormai si è fatto breve…: quelli che usano i beni del mondo vivano come se non li usassero pienamente: perché passa la scena di questo mondo (1Cor 7,29-31).
Che cos’altro è la nostra vita in questo mondo, se non una scena che passa e presto finisce? Passa la scena di questo mondo. Cornelio a Lapide così commenta questo passo: “Il mondo è come una palcoscenico: una generazione passa e ne sopraggiunge un’altra. Chi fa la parte del re non porterà con sé l’abito regale.
♦ Ogni villa, ogni casa, quanti padroni ha avuto?” Quando lo spettacolo finisce, chi ha fatto la parte del re non è più re, il padrone non è più padrone. Ora possiedi quella villa o quel palazzo; ma verrà la morte, e altri ne saranno i padroni.
L’infelicità di un’ora fa dimenticare il benessere (Sir 11,27). L’ora funesta della morte fa dimenticare e mette fine a tutte le grandezze, nobiltà e fasti del mondo.

Procuriamo di vivere in modo che in punto di morte non ci venga detto quanto fu detto allo stolto del Vangelo: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? (Lc 12,20). Gesù conclude la parabola con queste parole: Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce davanti a Dio (v. 21). Gesù dice ancora: Cercate di arricchirvi non di beni materiali, ma di virtù e di meriti, che dureranno per sempre con voi in cielo: Accumulate per voi tesori in cielo, dove né tarlo né ruggine consumano (Mt 6,20).

Impegniamoci quindi ad acquistare il grande tesoro del divino amore. Dice sant’Agostino: “Che cosa possiede il ricco, se non ha l’amore? E il povero che ha l’amore, di cosa manca?” Se uno possiede tutte le ricchezze, ma non ha Dio, è il più povero del mondo; mentre il povero che ha Dio, ha tutto. E chi ha Dio? Colui che lo ama: Chi sta nell’amore, dimora in Dio e Dio dimora in lui (1Gv 4,16).

(S. Alfonso, Apparecchio alla morte, XIII, 3)
Un link all’opera

Mio Dio, non voglio più abusare della tua pazienza. Mi pento sopra ogni male di averti offeso, non tanto per aver meritato l’inferno, quanto per aver oltraggiato la tua Bontà infinita. Mai più, mio Dio, mai più.