S. Alfonso. Sicilia. Troppi applausi preoccupano

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150. S. Alfonso. Sicilia. Troppi applausi preoccupano.

Incontri di S. Alfonso con la Misericordia di Dio
(seguendo le sue biografie)

150. S. Alfonso. Sicilia. Troppi applausi preoccupano.

♦ Sicilia 1769. – Troppo prospere finora erano passate le cose per i nostri in Sicilia.

  • I Fratelli di S. Maria d’Itria, che per l’addietro avevano negato la loro Chiesa ai PP. Gesuiti, l’avevano ceduta con proprio compiacimento ai nostri.
  • Così fu loro data in uso la ricca libreria di cento, e più mille ducati di valore, opera di Monsignor Lucchesi, e con annuo assegnamento al Bibliotecario.
  • Oltre la Diocesi di Girgenti, si vedevano applauditi i Missionari da Monsignor Ventimiglia in quella di Messina; in Cefalù da Monsignor Castelli, e da Monsignor Sanseverino nella sua di Palermo. Si desideravano, (ma perché pochi, non si potevano avere), dai Vescovi di Siracusa e di Mazzara.
  • Varie fondazioni si progettavano. In Palermo, e fu maneggio dei PP. Filippini, si trattava di darci la Chiesa dell’Ecce Homo. Somme premure si facevano a Monsignor Liguori da quei della terra delle Grotte; ed in S. Margherita il Principe Cotò ne era così invogliato, che pose mano alle pedamenta.
  • Monsignor Lucchesi non stava in sé, vedendo così applaudita questa sua opera, ne lasciava mezzi, per vederla perfettamente stabilita.

Questa tanta prosperità, se consolava i nostri, dava da pensare a Monsignor Liguori. Diceva: “Le Opere di Dio, se non sono contraddette, non sono ben radicate”; e replicò più volte, scrivendo al P. D. Pietro Blasucci: “Godo dei nostri progressi in Sicilia, e ne godo assai; ma provo pena, e mi dà molto da temere questo continuato applauso.”
Egli cercava la pioggia, ma Dio mandò la grandine.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori – Libro Terzo, Cap. 43)  Leggi tutto nell’originale.

Sicilia 1769. – Alfonso: “Le Opere di Dio, se non sono contraddette, non sono ben radicate… Godo dei nostri progressi in Sicilia, e ne godo assai; ma provo pena, e mi dà molto da temere questo continuato applauso”.